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Come ravvivare la vita sessuale con la cannabis light. Ce ne parla Weedy Point

È dimostrato che consumare cannabis è utile per ravvivare i rapporti sessuali. Il CBD, un benefico cannabinoide non psicoattivo, può essere particolarmente efficace per rendere il sesso più rilassante, piacevole, ed eccitante. Leggete qui per saperne di più.

Ognuno di noi desidera una vita piena e appagante, ricca di esperienze piacevoli. Questo obiettivo si può raggiungere in vari modi.

Potete viaggiare per il mondo, visitare luoghi che non avreste neanche immaginato, mangiare tutti i cibi deliziosi che volete, fare il lavoro dei vostri sogni, o avere una famiglia unita al vostro fianco, che vi ama e vi supporta.

Questi elementi vi garantiranno sicuramente un’esistenza dinamica e completa, ma serve anche qualcosa che vi rilassi e vi permetta di gustare uno dei più grandi piaceri della vita.

Stiamo parlando del sesso, l’istinto primario che ci rende umani. E, con l’aiuto della cannabis, la vita sessuale può migliorare.

Continuate a leggere per scoprire il connubio tantrico tra CBD e sesso.

Il CBD, o cannabidiolo, è un cannabinoide non psicoattivo estratto dalla pianta di cannabis. Ormai viene usato sempre più spesso per trattare varie condizioni di salute e alleviare fastidi e dolori. Ad ogni modo, oltre a gestire vari disturbi, il CBD è in grado di migliorare il benessere generale di un individuo e, a quanto pare, anche la sua vita sessuale.

Più intenso ed energetico

Il CBD offre diversi vantaggi per la sfera sessuale. Innanzitutto, questo cannabinoide è potenzialmente in grado di trattare la disfunzione erettile.
Infatti, il CBD riesce a riparare i tessuti danneggiati e a favorire l’afflusso di sangue verso i genitali. Inoltre, ad integrazione dei suddetti effetti, si aggiunge la naturale capacità energizzante del CBD.

Basandosi su studi recenti, alcuni scienziati hanno notato che la disfunzione erettile è causata dall’invecchiamento. Con l’avanzare dell’età l’organismo produce una tossina chiamata diossina, che può causare i problemi di erezione. Questo disturbo può essere contrastato tramite l’assunzione di cannabis. Infatti, il CBD aiuta ad eliminare la diossina dall’organismo.

Sensibilità amplificata

Avere un rapporto sessuale può sembrare semplice, ma a livello tecnico si tratta di un’azione molto complessa. Infatti, affinché il desiderio sessuale emerga, due importanti sistemi dell’organismo devono funzionare correttamente. Si tratta del sistema di inibizione sessuale e il sistema di eccitamento sessuale, che devono agire in sintonia per innescare il desiderio di compiere l’atto sessuale.

Il CBD contribuisce ad armonizzare il funzionamento di questi due sistemi, attenuando le sensazioni di stress e ansia attraverso varie reazioni chimiche. Il consumatore si sentirà quindi più lucido e meno nervoso, e potrà esprimersi nel migliore dei modi durante l’incontro con il partner. Tutti questi vantaggi non comportano alcun tipo di sballo o stimolazione psicoattiva.

Riduzione del dolore

Alcune persone percepiscono dolore durante i rapporti sessuali. Questa sensazione può essere alleviata utilizzando il CBD. Le donne possono usare oli arricchiti al CBD per lubrificare il proprio organo sessuale.

In questo modo potranno favorire l’afflusso di sangue ai genitali, e stimolare la naturale lubrificazione. Il risultato sarà un rapporto sessuale più fluido e meno doloroso. Il CBD risulta quindi molto utile anche per le donne in menopausa.

Secondo alcuni studi, l’uso di CBD come lubrificante aiuta a diminuire l’infiammazione e aumenta i livelli di serotonina, permettendo al corpo di percepire maggior piacere al raggiungimento dell’orgasmo.

Conclusione

In ambito sessuale l’utilizzo della cannabis, e in particolare del CBD, è sempre più popolare. Ad ogni modo, sono necessari ulteriori studi per appurare che tale pratica sia totalmente sicura. Tuttavia, è stato dimostrato più volte che aggiungere la cannabis nella propria vita sessuale è il modo migliore per riaccendere la passione!

La cannabis può rappresentare un valido alleato sotto le lenzuola. Vi auguriamo una vita sessuale sana e piacevole, ragazzi.

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Weedy Point, la cannabis light è un alleato contro le malattie croniche intestinali

La cannabis light riduce le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD). Gli studi hanno confermato che la CBD impedisce la colite nei modelli animali.

La combinazione di CBD e THC può ridurre l’infiammazione e alleviare i sintomi di IBD come dolore addominale, diarrea e riduzione dell’appetito secondo una ricerca.

Gli studi hanno anche dimostrato che cannabidiolo può essere un buon candidato per normalizzare la motilità dell’intestino nei pazienti con malattia intestinale infiammatoria. Il CBD può ridurre la gravità dell’infiammazione dell’intestino attraverso l’attivazione della gamma dei recettori attivata dal proliferatore perossisomico (PPAR-gamma) come mostrato da uno studio.

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Problemi di nausea e vomito? La cannabis light può contrastarli, ecco cosa dice Weedy Point

Weedy Point affronta un tema ancora mai toccato ma che riguarda molti di noi: la nausea e il vomito.

Il CBD lo allevia. La cannabis è stata usata per secoli come antinausea e antivomito.

La ricerca negli studi sugli animali ha rivelato che tra gli oltre 80 composti di cannabinoidi trovati nella marijuana, sia il THC che il CBD aiutano a contrastare la nausea e il vomito. Uno studio sui ratti del 2012 pubblicato nel British Journal of Pharmacology ha scoperto che i vantaggi del CBD includono effetti antinausea ed effetti antiemetici. I ricercatori hanno scoperto che il cannabidiolo agisce in maniera difasica, il che significa che in dosi basse sopprime il vomito indotto dalla tossina, ma in dosi elevate può aumentare la nausea oppure non avere alcun effetto.

 

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Attacchi di panico, la cannabis light può contrastarli. Parola a Weedy Point

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Oggi Weedy Point vuole parlarti di un problema molto comune: gli attacchi di panico.

Gli attacchi di panico sono più comuni di quanto si possa pensare. In realtà sono così comuni che circa l’1,5% della popolazione oltre i 18 anni può sperimentare un attacco di panico. Inoltre, coloro che soffrono di attacchi di panico spesso soffrono di disturbi concomitanti o di malattie fisiche, che intensificano il loro attacco.

Se gli attacchi di panico sono legati all’ansia, o sono causati da qualche altro fattore di stress, gli attacchi di panico sono reali, spaventosi e emotivamente debilitanti. In generale, i medici tenderanno a trattare gli attacchi di panico con terapie di psicologia, farmaci, o con entrambi, ma grazie alla recente ricerca è emersa una terza opzione. Gli scienziati stanno ora concordando sul fatto che la canapa light con alta percentuale di cannabidiolo CBD sta dimostrando di essere un trattamento efficace per gli attacchi di panico.

Va fatta distinzione tra attacchi di panico e attacchi di ansia, poiché sono molto diversi. Gli attacchi di ansia sono per lo più causati in reazione a un fattore di stress, ad esempio, una persona può sentirsi apprensiva o timorosa di una determinata situazione. Gli attacchi di ansia sono di breve durata, quando il fattore stressante si allontana, diminuisce.

Gli attacchi di panico, d’altra parte, non sono collegati a un fattore di stress. Un attacco di panico è imprevedibile e può colpire all’improvviso. Durante un attacco di panico, una persona può sentirsi come se stesse per morire o perdere il controllo completo su una situazione. Ciò porterà ad una varietà di sintomi fisici, tra cui dolori al petto, vertigini e nausea.

I principali sintomi sono:

  • Battito cardiaco accelerato
  • Vertigini
  • Dolore al petto
  • Brividi
  • Formicolio in diverse parti del corpo
  • Terrore
  • Paura di perdere il controllo
  • Paura di morire
  • Nausea o mal di stomaco

Mentre gli attacchi di panico tendono a durare solo per un paio di minuti, le conseguenze possono portare a depressione e impotenza. Attacchi di panico ricorrenti possono portare a cambiamenti comportamentali significativi che possono durare per alcuni mesi. Chi soffre spesso di attacchi di panico, sarà spinto a recarsi al pronto soccorso più vicino, poiché questa malessere, spesso viene percepito come un attacco di cuore.

Se decidi di seguire la via tradizionale per curare un attacco di panico, è importante capire che i medici tenderanno a prescrivere due tipi di farmaci:

Antidepressivi – Questa è generalmente la prima scelta dei medici. Se assunti regolarmente, alterano le configurazioni dei neurotrasmettitori che a loro volta aiutano a bloccare i sintomi.

Farmaci anti-ansia (benzodiazepine) – L’uso di benzodiazepine per gli attacchi di panico è un argomento estremamente controverso tra i ricercatori. Ad esempio, mentre l’American Psychiatric Association ha trovato prove positive e afferma che le benzodiazepine possono essere utilizzate in base alla storia del singolo paziente, l’Istituto Nazionale di Eccellenza Clinica è giunto a una conclusione diversa, concludendo che le benzodiazepine non sono efficaci a lungo termine per il distrurbo del panico. Secondo l’Istituto nazionale di eccellenza clinica, la benzodiazepina non dovrebbero essere utilizzata per più di quattro settimane.

Naturalmente ci sono alimenti da evitare quando si curano, (specialmente con farmaci, queste problematiche).
Caffeina – La caffeina è uno stimolante noto per innescare varie emozioni tra cui nervosismo, nausea e senso di leggerezza.

Zuccheri artificiali e raffinati – Anche se lo zucchero si trova praticamente in tutto ciò che mangiamo in questi giorni, è importante essere coscienziosi. Gli studi hanno dimostrato che lo zucchero crea cambiamenti nel corpo, che possono incrementare i sintomi d’ansia.

Alcool- sebbene sia considerato un antidolorifico da alcuni, l’alcol è una tossina che porta a un funzionamento fisico e mentale improprio, influenzando i livelli di serotonina nel cervello.

Inoltre, agisce sul sistema nervoso e può causare un aumento della frequenza cardiaca.

Grassi idrogenati- è uno degli alimenti peggiori per la tua salute. Purtroppo, è anche uno dei più gustosi. Gli studi hanno trovato che il grasso idrogenato, che si trova in alimenti come patatine fritte e caramelle può aumentare il rischio di depressione. Inoltre, può portare a sintomi più ansiosi.

A partire da ora, è noto che il CBD può avere un effetto calmante e lenitivo sul corpo umano, dimostrando di fornire sollievo per chi soffre di attacchi di panico. Ciò si verifica quando l’anandamide nel nostro corpo reagisce con il CBD della cannabis. Inoltre, Studi recenti, stanno dimostrando che il CBD, sta avendo anche un effetto miracoloso sul panico.

Nel 2015, uno studio condotto da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, ​​Jorge Manzanares, Charles R. Marmar (Neurotherapeutics, 2015 Oct. 12 (4): 825-836) ha concluso che il CBD può essere usato come trattamento per il disturbo dell’ansia, attacchi di panico, disturbo d’ansia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo da stress post-traumatico, se somministrato giornalmente.

Altri studi hanno trovato una connessione indiretta agli attacchi di panico attraverso la ricerca sull’ansia. In un piccolo studio di 40 persone, il CBD è stato provato per ridurre l’ansia nelle persone sottoposte a situazioni stressanti.

Nel 2011, è stato riscontrato che il trattamento con il CBD riduceva significativamente l’ansia, i disturbi cognitivi e il disagio nelle prestazioni linguistiche, e diminuiva significativamente l’allerta nel loro discorso anticipatorio, aiutandoli ad affrontare ansia e attacchi di panico.

In una pubblicazione di de Mello Schier et al. (2014), si è concluso che i recettori CB1 e CB2 sono rimasti inattivi dopo la somministrazione di CBD. Questo ha suggerito che i benefici ansiolitici erano molto probabilmente raggiunti attraverso il legame al recettore 5-HT1A. Ciò indica che il CBD appariva efficace come ansiolitico.

 

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Dolori muscolo-scheletrici? La cannabis light può contrastarli. Ecco cosa dice Weedy Point

Un nuovo studio scientifico rivela che la cannabis standardizzata di grado farmaceutico con un alto contenuto di CBD è efficace nel trattamento del dolore muscolo-scheletrico causato dalla fibromialgia.

E’ un lavoro sperimentale controllato contro placebo condotto su 3 diversi ceppi di cannabis ad alto contenuto di CBD.

I risultati dello studio dei ricercatori del Leiden University Medical Centre, pubblicati sulla rivista Pain, mostrano che le due varietà di cannabis contenenti CBD hanno dato un aumento significativo della soglia del dolore rispetto al placebo. L’inalazione di CBD ha aumentato le concentrazioni degli effetti analgesici, indicando interazioni sinergiche farmacodinamiche ma farmacocineticamente antagonistiche di THC e CBD. Gli autori hanno scritto che questo “studio sperimentale mostra il comportamento complesso dei cannabinoidi inalati nei pazienti con dolore cronico con piccole risposte analgesiche dopo una singola inalazione.”

Tjalling Erkelens, fondatore e Ceo di Bedrocan, è particolarmente soddisfatto per i pazienti: “I pazienti hanno sperimentato un dolore significativamente inferiore rispetto al placebo ed è un risultato molto importante per coloro che soffrono di fibromialgia. Ora abbiamo le prove cliniche serie che i medici stanno chiedendo quando prescrivono i nostri prodotti e che le compagnie di assicurazione sanitaria vogliono avere per legittimare il rimborso”.

Non in Italia, visto che ad oggi la fibromialgia, nonostante colpisca 2 milioni di persone, non è ancora una patologia riconosciuta. Nel febbraio del 2018 la Regione Emilia-Romagna era stata il primo ente pubblico a creare un ampio documento per la diagnosi ed il trattamento della patologia spiegando che: “Verso il futuro lo sguardo che il gruppo di lavoro vuole proporre con il documento è rivolto a promuovere e incentivare la ricerca, in particolare sui cannabinoidi e sulle interazioni con l’alimentazione; unico modo concreto per rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti, contrastando l’estrema proliferazione di fantomatiche cure che danneggiano la salute e il portafoglio delle persone con fibromialgia.

 

Per qualsiasi informazione a riguardo i prodotti, le quantità di CBD e assistenza potete chiamare o scrivere un messaggio al 3491513761.

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Weedy Point, il Cbd ha un forte impatto positivo contro l’asma

La Canapa e l’asma sembrano due mondi così paralleli. Così distanti. Senza un punto in comune. Invece, c’è da dire che questi due mondi hanno una forte connessione fra loro. Un legame vero e proprio. Una sorta di sintonia inconsueta e insolita. Una sintonia straordinaria e atipica. Tant’è vero che il cannabidiolo, più comunemente chiamato CBD, ha un forte impatto sull’asma. Un impatto estremamente positivo e salutare. C’è da sottolineare come il CBD sia privo dei tipici effetti stupefacenti. Ed è per questo motivo che esso viene venduto ed usato in modo legale.

Prima di conoscere gli effetti benefici del cannabidiolo, bisogna sapere cos’è l’asma. L’asma è una malattia cronica che attacca le vie respiratorie, rendendo così difficile respirare. Solo chi ha questo “disturbo” può comprendere cosa significa avere l’asma. Un disturbo generato da un’infiammazione delle vie respiratorie. Le quali non fanno altro che contrarsi. E questa contrazione si riscontra proprio durante il passaggio dell’aria che fornisce ossigeno ai polmoni. Tutto ciò risulta, di conseguenza, un ostacolo vero e proprio nel respirare.

E qui entra in gioco il CBD, che è da considerare come un agente antinfiammatorio notevole e determinante. Tanto notevole e determinante che si dimostra efficace nella cura dell’asma. Questa sostanza ha semplicemente la capacità di reagire in modo immediato. Non solo, essa gestisce inoltre le risposte infiammatorie sviluppate nell’organismo.

Le prove concrete si posso verificare attraverso gli innumerevoli studi scientifici che confermano e attestano la validità del CBD nel trattamento dell’asma. Questa è una chiara e netta indicazione del fatto che attualmente il cannabidiolo rappresenta uno dei metodi di trattamento più sicuri ed influenti per questa condizione.

Importantissimo, infine, evidenziare le modalità di assunzione più raccomandate per trattare l’asma con il cannabidiolo. La risposta è l’olio di CBD. Il quale si può assumere per via orale. Quindi, mettendo semplicemente delle gocce sotto la lingua fino a quando arriva al punto di essere assorbito in bocca. Un altro consiglio, inoltre. È importante non ingerirlo subito, ma attendere che venga assorbito dalle mucose. Questa brevissima attesa permette un assorbimento efficiente, rapido e incisivo.

Oltre a ciò, bisogna assolutamente citare il cannabidiolo vaporizzato. Esso non fa altro che offrire all’organismo tutto il necessario con l’intento di combattere gli attacchi d’asma. In sintesi, nel momento in cui l’olio CBD viene vaporizzato fornisce la massima concentrazione. Questa tecnica, se eseguita in modo corretto, agevola le persone nel respirare più a fondo, espandendo i polmoni e diminuendo così la restrizione. Durante un attacco d’asma, la vaporizzazione è da considerare l’ideale. Essa fornisce segnali e risultati immediati senza irritare il sistema. Tuttavia, prima di effettuare qualsiasi tecnica, è sempre consigliabile consultare e chiedere un parere del proprio medico.

 

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Weedy Point, la cannabis legale è un valido alleato per mente e corpo

La canapa legale, o meglio dire, i cannabinoidi CBD della pianta Cannabis Sativa Legale è pregiata per i suoi potenziali benefici sul cervello, inoltre agisce sul corpo e la mente in determinate manieri, certamente ha un effetto sulla memoria che può essere utilizzata per trattare certi problemi di salute nel campo della medicina. In specifico, parleremo del CBD effetti positivi sulla memoria: Weedy Point ti invita ad approfondire il tema.

Sono molte le investigazioni scientifiche che dimostrano che l’uso del CBD, il componente non psicoattivo della Canapa Sativa Legale, sia capace di migliorare la memoria. D’altra parte, gli effetti dei cannabinoidi CBD e THC, i due componenti principali della canapa, hanno effetti opposti nel cervello umano. Vediamo di seguito le differenze sostantive tra l’uno e l’altro.

Qual’è la Differenza tra i Cannabinoidi CBD e THC?
I componenti psicoattivi della Canapa sono i cannabinoidi THC, nonostante questo il CBD (che rappresenta il 40% del componente totale della pianta) si oppone agli effetti psicoattivi indotti dal THC. In aggiunta, il CBD isolato attua sul recettore 5-HT: il più esteso in tutto il sistema nervoso.

Effetti CBD sul Cervello
Per usufruire degli effetti CBD sul cervello lo si può assumere sotto la forma di Olio CBD.

Il CBD agisce sulla serotonina come antidepressivo e neuro protettore, inoltre il cbd serotonina combatte l’ansietà, riduce il dolore e gli effetti dell’infiammazione cronica. Per di più, attua sul sistema della dopamina e regola diversi aspetti della condotta (ha una spinta positiva sulla motivazione).

Il CBD Canapa è utile per ridurre i sintomi caratteristici dello stress.
Tra gli CBD effetti positivi risalta il fatto che aiuta a consolidare la memoria visto che la Canapa CBD agisce nelle attività dei neuroni dell’ippocampo del cervello.
Aumenta la concentrazione del calcio nei mitocondri.
Diversi studi dimostrano che il CBD legale impatta sulla zona del cervello che gestisce le emozioni dell’essere umano.
L’uso legale della canapa serve per trattare le insonnie: facilita un sonno riparatore e profondo.

CBD Effetti Positivi Sulla Memoria
Alcuni studi dimostrano che si possono combattere gli effetti della perdita di memoria e dunque è possibile migliorare la cognizione generale usufruendo dell’utilizzo del CBD canapa. È utile sapere che gli effetti del CBD nei recettori di cannabinoidi sono diversi in confronto col THC (il componente psicoattivo della pianta Cannabis Sativa).

Il CBD è una stupenda alternativa per:

Aiutare le persone che soffrono di malattie degenerative (ad esempio: L’Alzheimer), previene lo svolgimento del deficit di memoria di riconoscimento sociale, e ritarda il processo di neurodegenerazione in quanto stimola la neurogenesi.
Ancora non si è dimostrato l’utilizzo del CBD come medicamento per trattare l’Alzheimer però gli effetti CBD sono un motivo per continuare con gli studi investigativi per trattare diverse malattie.

Altri dei CBD effetti positivi include la riduzione del danno nel cervello creato da diversi traumi, per cui promuove la neurogenesi.
Gli scienziati dicono che la neuroprotezione indotta dal CBD anti infiammatorio sia grazie alla sua azione sui recettori CBD2, giacché questo componente non psicoattivo agisce per produrre delle risposte antinfiammatorie nelle cellule del cervello; in conseguenza il CBD minimizza i danni dalle infiammazioni.

In specifico, nell’azione del CBD per migliorare la memoria è stato dimostrato che sul recettore cannabinoide CB2 riduce il danno ossidativo nel cervello. Visto questo, il CBD può anche servire a migliorare la memoria nelle persone che soffrono di schizofrenia, così come la loro abilità di riconoscimento dell’intorno.

 

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Soffri di emicrania? La cannabis light può darti sollievo. Ecco cosa dice Weedy Point

Cosa dice davvero la ricerca medica sul rapporto tra cannabinoidi e cefalea?

Chi soffre di emicrania sa che esistono molte forme di mal di testa e che alcune di queste possono essere fortemente debilitanti, tanto da rovinare non solo una giornata, ma spesso interi periodi della vita. Il mal di testa ciclico o cronico è un problema che riguarda una percentuale altissima di popolazione mondiale, ma purtroppo tuttora non esistono cure specifiche risolutive. Forse però la scienza sta facendo passi avanti da quando la cannabis terapeutica è stata sdoganata perché, ebbene sì, potrebbero essere anche questa volta i cannabinoidi a togliere le castagne dal fuoco a medici e ricercatori.

Come si presenta il mal di testa
Ogni mal di testa ha caratteristiche specifiche: per alcuni aumenta la sensibilità alla luce e ai rumori forti, per altri subentra la nausea fino a scatenare veri e propri episodi di vomito, in generale un forte attacco di mal di testa può provocare disorientamento e rendere difficoltoso lo svolgimento delle normali azioni quotidiane fino al miglioramento della situazione. Anche la durata del mal di testa è variabile da persona a persona: per alcuni si tratta di attacchi molto intensi che durano alcune ore, altri ne soffrono a periodi anche per lungo tempo ma in modo meno intenso.

Classificazione dei mal di testa
A livello medico il mal di testa viene definito genericamente cefalea, termine che indica un dolore localizzato nella zona della testa e del collo. Le cefalee possono essere classificate in vari modi: il sistema standard è quello ideato dalla International Headache Society che suddivide le cefalee in due grandi categorie, primarie e secondarie. Le più comuni sono le primarie, in cui il dolore non dipende dall’insorgenza di altre patologie, nelle secondarie invece il dolore è la manifestazione di un altro problema di salute.

Le cefalee primarie si distinguono a loro volta in:

  • emicrania
  • cefalea di tipo tensivo
  • cefalea a grappolo

La percentuale della popolazione adulta che presenta con frequenza cefalea è del 46%, di questi l’11% soffre di emicrania, il 42% di cefalea tensiva (la forma più comune in assoluto), i restanti di un mix tra le due forme di mal di testa e una ridotta percentuale di cefalea a grappolo. L’emicrania è una forma altamente debilitante che può portare anche a gravi sintomi neurologici, è più comune nelle donne e per le quali spesso insorge in età prescolare.

Cosa scatena il mal di testa
I meccanismi che scatenano le cefalee sono diversi e non abbiamo ancora un quadro risolutivo di tutte le componenti che scatenano il fenomeno. A livello fisico abbiamo certezza che influiscano la distensione, trazione o dilatazione dei vasi sanguigni, l’ infiammazione o lo stress dei nervi cranici, dei muscoli extracranici, cervicali e delle meningi.

Il disturbo vasomotorio è tipico dell’emicrania e della cefalea a grappolo, la tensione muscolare è invece fattore scatenante per la cefalea tensiva, originata dall’innaturale contrazione dei muscoli di testa, collo e spalle ed è altamente correlata a situazioni di stress. Altre cause scatenanti sono variazioni ormonali, carenze alimentari o intolleranze, predisposizione genetica e fattori ambientali.

Molti specialisti sostengono che l’emicrania possa anche essere scatenata da squilibri nei livelli di serotonina, una sostanza prodotta dal corpo umano e nota anche come “ormone del buonumore”: questo neurotrasmettitore sarebbe coinvolto in numerose e importanti funzioni biologiche, molte delle quali ancora da chiarire.

Cannabis e cefalea
La relazione tra cannabinoidi e serotonina è molto stretta, infatti i recettori cannabinoidi sono coinvolti nella produzione e inibizione di serotonina, per questo motivo molti studiosi stanno concentrando le proprie ricerche sui cannabinoidi, in particolare il CBD che può essere una manna dal cielo, soprattutto per chi soffre di mal di testa dovuti alla tensione, proprio per gli effetti distensivi e antinfiammatori per i quali questo cannabinoide è diventato famoso.

Gli studi clinici su cannabis e mal di testa
Uno studio del 2017 presentato da ricercatori italiani al Congresso dell’Accademia Europea di Neurologia ha rilevato notevoli benefici nel trattamento del mal di testa con cannabis terapeutica. Lo studio riguardava un gruppo di 48 persone affette da emicrania cronica e prevedeva la somministrazione di CBD. Il risultato è stato che i sintomi dolorosi uacuti sono diminuiti con una media del 55% nella popolazione in studio, con una riduzione del 40% di insorgenza degli episodi mensili.

Altri studi precedenti (come questo) riportano risultati efficaci per trattamento dell’emicrania con cannabinoidi molto simili a quello di cui vi abbiamo parlato.

Ovviamente siamo ancora lontani dal poter sostenere che il consumo di cannabis possa risolvere il problema del mal di testa nel mondo, anche perché sarebbe un semplicismo pensare che un fenomeno così complesso e dettato da fattori tanto diversi possa avere una sola panacea, ma ci aspettiamo che le ricerche mediche diano sempre più frutti in questa direzione, anzi (visto l’argomento) forse sarebbe il caso di dire più…infiorescenze.

 

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Weedy Point, la cannabis light può avere un impatto benefico contro l’asma

La Canapa e l’asma sembrano due mondi così paralleli. Così distanti. Senza un punto in comune. Invece, c’è da dire che questi due mondi hanno una forte connessione fra loro. Un legame vero e proprio. Una sorta di sintonia inconsueta e insolita. Una sintonia straordinaria e atipica. Tant’è vero che il cannabidiolo, più comunemente chiamato CBD, ha un forte impatto sull’asma. Un impatto estremamente positivo e salutare. C’è da sottolineare come il CBD sia privo dei tipici effetti stupefacenti. Ed è per questo motivo che esso viene venduto ed usato in modo legale.

Prima di conoscere gli effetti benefici del cannabidiolo, bisogna sapere cos’è l’asma. L’asma è una malattia cronica che attacca le vie respiratorie, rendendo così difficile respirare. Solo chi ha questo “disturbo” può comprendere cosa significa avere l’asma. Un disturbo generato da un’infiammazione delle vie respiratorie. Le quali non fanno altro che contrarsi. E questa contrazione si riscontra proprio durante il passaggio dell’aria che fornisce ossigeno ai polmoni. Tutto ciò risulta, di conseguenza, un ostacolo vero e proprio nel respirare.

E qui entra in gioco il CBD, che è da considerare come un agente antinfiammatorio notevole e determinante. Tanto notevole e determinante che si dimostra efficace nella cura dell’asma. Questa sostanza ha semplicemente la capacità di reagire in modo immediato. Non solo, essa gestisce inoltre le risposte infiammatorie sviluppate nell’organismo.

Le prove concrete si posso verificare attraverso gli innumerevoli studi scientifici che confermano e attestano la validità del CBD nel trattamento dell’asma. Questa è una chiara e netta indicazione del fatto che attualmente il cannabidiolo rappresenta uno dei metodi di trattamento più sicuri ed influenti per questa condizione.

Importantissimo, infine, evidenziare le modalità di assunzione più raccomandate per trattare l’asma con il cannabidiolo. La risposta è l’olio di CBD. Il quale si può assumere per via orale. Quindi, mettendo semplicemente delle gocce sotto la lingua fino a quando arriva al punto di essere assorbito in bocca. Un altro consiglio: è importante non ingerirlo subito, ma attendere che venga assorbito dalle mucose. Questa brevissima attesa permette un assorbimento efficiente, rapido e incisivo.

Oltre a ciò, bisogna assolutamente citare il cannabidiolo vaporizzato. Esso non fa altro che offrire all’organismo tutto il necessario con l’intento di combattere gli attacchi d’asma. In sintesi, nel momento in cui l’olio CBD viene vaporizzato fornisce la massima concentrazione. Questa tecnica, se eseguita in modo corretto, agevola le persone nel respirare più a fondo, espandendo i polmoni e diminuendo così la restrizione. Durante un attacco d’asma, la vaporizzazione è da considerare l’ideale. Essa fornisce segnali e risultati immediati senza irritare il sistema. Tuttavia, prima di effettuare qualsiasi tecnica, è sempre consigliabile consultare e chiedere un parere del proprio medico.

 

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Weedy Point, la cannabis light contro il coronavirus. Ecco lo studio di due ricercatori canadesi

Due ricercatori canadesi ritengono che una varietà speciale di cannabis potrebbe essere potenzialmente uno strumento prezioso nella lotta contro il COVID-19.

Secondo quanto riferito, i ricercatori Olga e Igor Kovalchuck hanno sviluppato e testato per anni un nuovo ceppo di cannabis, con l’obiettivo di creare un ceppo che aiuti a combattere il cancro e l’infiammazione. Dopo lo scoppio della pandemia, il duo ha iniziato a virare i test verso un possibile utilizzo contro il coronavirus.

Il lavoro di ricerca è stato pubblicato in un numero di aprile della rivista medica online Preprints.

“Simile ad altri patogeni respiratori, il SARS-CoV2 viene trasmesso attraverso goccioline respiratorie, con forte aggressività. Utilizza l’ingresso mediato dal recettore nell’ospite umano attraverso l’enzima II di conversione dell’angiotensina (ACE2) che si esprime nel tessuto polmonare, nonché nella mucosa orale e nasale, nei reni, nei testicoli e nel tratto gastrointestinale”, si legge nello studio. “La modulazione dei livelli di ACE2 in questi tessuti ricettivi può rivelarsi una strategia plausibile per ridurre la suscettibilità alla malattia“.

Dopo aver esaminato la ricerca condotta su cannabis e Covid da altri scienziati, sono stati in grado di determinare che una speciale varietà di marijuana potrebbe potenzialmente impedire al patogeno di entrare nel corpo di una persona.

Tutto dipende dai recettori ACE2 del nostro organismo, che funzionano in qualche modo come le porte d’ingresso per il virus. Nel caso del lavoro dei Kovalchuck, la cannabis verrebbe utilizzata per ridurre il livello di espressione del gene ACE2, essenzialmente chiudendo temporaneamente le porte al SarCov2.
Oltre a ciò, è anche possibile che il ceppo possa essere usato per impedire al virus di propagarsi una volta che è già entrato nel sistema di qualcuno.

“La cannabis sativa, in particolare quella alta nel cannabidiolo cannabinoide antinfiammatorio (CBD), è stata proposta per modulare l’espressione genica e l’infiammazione, nutrendo proprietà antitumorali e antinfiammatorie“, afferma lo studio. “Lavorando sotto la licenza di ricerca di Health Canada, abbiamo sviluppato oltre 800 nuove linee ed estratti di Cannabis sativa. Questo ci ha permesso di ipotizzare che gli estratti di sativa di CBD ad alto contenuto, possano essere utilizzati per modulare l’espressione di ACE2 nei tessuti target di COVID-19“.

In questo momento è ancora una teoria piuttosto che un fatto confermato. Tuttavia, offre qualche speranza per il futuro. Se la sperimentazione proseguirà con successo, la terapia potrebbe essere disponibile in breve tempo.

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