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Soffri d’insonnia? Weedy Point spiega gli effetti della cannabis light per dormire sonni profondi

Non tutti hanno la fortuna di dormire sonni bilanciati e profondi. Il lavoro, le nuove tecnologie e molti altri fattori stressanti possono agire negativamente sul nostro corpo e mente. Dopo una lunga giornata di attività frenetiche, conciliare il sonno può risultare estremamente difficile. Fortunatamente, da oggi le persone affette da problemi di sonno irregolare o da qualsiasi altro disturbo ad esso legato, come l’insonnia, possono fare affidamento sulle infiorescenze o sull’olio di CBD. Un efficace rimedio per dormire sonni più riposanti.

Sul mercato si possono trovare diversi prodotti per il sonno, ma quasi tutti contengono composti chimici che possono provocare effetti collaterali, influenzando le nostre normali attività. È per questo che stanno diventando sempre più popolari gli integratori naturali. Grazie al cannabidiolo, le persone bisognose di bilanciare il proprio ciclo del sonno, inquieto ed irregolare, possono oggi ottenere importanti benefici, recuperando ore di riposo che sembravano ormai perse.

CBD e sonno
Il CBD è un particolare cannabinoide con la capacità di regolare il ciclo sonno-veglia. Secondo diversi studi, il CBD può indurre un sonno più profondo e rilassante.

A differenza di altri prodotti venduti sul mercato, il CBD non agisce di per sé come un vero e proprio sedativo. Anzi, il CBD ha anche la capacità di migliorare la fase di veglia nelle ore diurne. Questa complessa interazione è in parte dovuta al nostro sistema cannabinoide endogeno.

Responsabile della mediazione di diversi processi del nostro corpo, il sistema endocannabinoide è composto da recettori distribuiti in cervello, pelle ed altri tessuti che, legandosi con i cannabinoidi endogeni, innescano determinate reazioni. Secondo la ricerca, il CBD può essere benefico per la sonnolenza, uno stato di torpore psicofisico causato da un sonno disturbato che può complicare le normali attività diurne. Ciò non significa che dopo pochi istanti dall’assunzione il CBD vi faccia addormentare. La sua azione è comunque sufficiente per migliorare il ciclo di sonno-veglia, rendendo più svegli di giorno e più rilassati la notte, per conciliare sonni più profondi.

Quali sono le cause di un sonno disturbato?
L’ansia è la causa principale dei nostri disturbi del sonno e può degenerare in problemi ancora più gravi come l’insonnia. Il CBD offre importanti benefici sia per il corpo che per la mente. Secondo la ricerca, offre proprietà ansiolitiche ed antidepressive.

Un altro fattore che può influire negativamente sul sonno è il cosiddetto “jet lag”, o mal di fuso, una risposta del nostro organismo ai viaggi lunghi che attraversano più fusi orari. Il jet lag può alterare il nostro ritmo circadiano, facendoci sentire assonnati nelle ore di attività diurna. Dal momento che il sistema endocannabinoide è il diretto responsabile della regolazione omeostatica nel nostro organismo, il CBD ha la capacità di alleviare alcuni degli effetti più sgradevoli legati a questi problemi temporanei di sonno.

Ovviamente, non possiamo dimenticare che anche la tecnologia può agire negativamente sulla qualità del nostro sonno. Oggi, sempre più persone usano telefonini, computer ed altri dispositivi elettronici fino agli ultimi istanti prima di andare a dormire. Purtroppo, la luce stimolante emessa da questi dispositivi altera i normali equilibri del nostro organismo.

La luce blu agisce negativamente sul nostro ciclo di sonno-veglia, in quanto altera la produzione di melatonina, ostacolando la fase di addormentamento. Per ottimizzare gli effetti dell’olio di CBD, vi consigliamo di prendere la sana abitudine di ridurre l’esposizione alla luce blu nelle ore notturne, per poter così conciliare sonni lunghi e profondi.

CBD: aiuta a rimanere svegli
Durante il ciclo di sonno REM, siamo più suscettibili ai sogni e ai risvegli inaspettati. REM sta per Rapid Eye Movement, il movimento rapido degli occhi a cui siamo soggetti quando il corpo è “paradossalmente” paralizzato ed il nostro cervello attivo. Il CBD ha dimostrato di ridurre il ciclo di sonno REM, grazie alla sua capacità di alleviare l’ansia.

Secondo uno studio del 2012 condotto su ratti, il CBD contribuirebbe a migliorare la qualità del sonno di chi è affetto da disturbo da stress post-traumatico. La ricerca ha scoperto che il CBD può ridurre il sonno fisiologico non-REM ed il sonno REM indotto dall’ansia. Ciò significa che il CBD potrebbe avere diverse applicazioni negli studi scientifici sul sonno, agendo efficacemente su ansia e depressione.

Gli integratori per il sonno contenenti CBD stanno riscontrando un enorme successo tra i consumatori. Sempre più persone sperimentano gli importanti benefici del cannabidiolo, un composto naturale efficace su corpo e mente. Quando i tradizionali sonniferi farmaceutici non danno più i risultati desiderati, molte persone si interessano all’olio di CBD. Il cannabidiolo è una sostanza psico-inattiva, ovvero non sballa e non provoca ansia o attacchi di paranoia. Finora, non sono stati ancora riscontrati effetti collaterali per l’uso di CBD, un cannabinoide assolutamente sicuro e naturale.

CBD e melatonina: insieme per migliorare il sonno
In sostanza, ciò che rende veramente speciale il CBD quando si tratta di sonno sono le sue funzioni sinergiche. Il CBD è infatti un efficace mediatore di altri composti ed aiuta a migliorare l’efficacia degli altri cannabinoidi. Quando viene usato in combinazione con la melatonina, il CBD e gli altri cannabinoidi non solo stimolano un sonno più strutturato, ma riducono anche il periodo di latenza del sonno, aiutandovi a non svegliarvi durante la notte. Il CBD è efficace già da solo, ma quando viene usato insieme alla melatonina offre proprietà ancora più sorprendenti.

Il liquido liposomiale Meladol della Cibdol è composto da un’innovativa formula con CBD e melatonina. Il Meladol sfrutta i meccanismi di trasporto dei liposomi, grazie ai quali i principi attivi possono muoversi all’interno del nostro corpo fino a raggiungere i tessuti designati in concentrazioni più elevate. Il Meladol è un’alternativa naturale per migliorare la qualità del sonno, senza dover sottostare agli effetti collaterali dei tradizionali sonniferi da prescrizione.

Prodotta nella ghiandola pineale, la melatonina è un ormone endogeno. Anche gli esseri umani producono melatonina, ma grazie ad alcuni specifici integratori alimentari possiamo aumentare le sue concentrazioni quando abbiamo difficoltà a dormire. Insieme al CBD, la melatonina ha la capacità di conciliare il sonno più velocemente e far dormire più a lungo.

 

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La cannabis light e le malattie neurodegenerative. Weedy Point spiega gli effetti benefici contro il morbo di Parkinson

La malattia di Parkinson (sindrome di Parkinson idiopatica) è considerata la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer. Il rischio di contrarre la malattia si stima possa essere del 2% per gli uomini e 1.3% per le donne. Fin ora, non esiste alcuna cura per il morbo di Parkinson. Le opzioni di trattamento farmacologico sono infatti limitate, offrendo solo un sollievo dei sintomi e un miglioramento della qualità di vita del malato. Vari studi e anche resoconti di esperienze di pazienti mostrano che l’uso della cannabis terapeutica può essere un’opzione terapeutica complementare.

La popolarità che la pianta di Cannabis si è guadagnata negli ultimi anni non ha a che fare solo con il suo lato ricreativo ma ha tanto a che vedere con la speranza di migliorare la propria salute. In questo il CBD sta davvero spopolando per le sue proprietà benefiche per l’organismo, ne è un esempio la sua applicazione nella gestione dei sintomi del Parkinson, una patologia dalla quale è davvero difficile trovare sollievo.

Sempre più studi scientifici stanno mettendo in evidenza le potenzialità terapeutiche della Cannabis e dei suoi cannabinoidi. Il CBD in particolare ha conquistato un pubblico davvero vasto e variegato, infatti il cannabidiolo è un composto (non psicoattivo) dalle infinite applicazioni in campo medico e possiede una serie di caratteristiche adattissime al trattamento dei sintomi legati al morbo di Parkinson.

Perché il cannabidiolo può interessare nella gestione delle malattie neurodegenerative?
Negli ultimi anni abbiamo notato un costante aumento delle ricerche relative ai benefici del CBD per le malattie neuro degenerative. Sicuramente al momento tra i cannabinoidi è quello che meglio si addice alla gestione di questo tipo di patologie, per la capacità di dare equilibrio all’organismo, limitare l’ansia e le infiammazioni e dare sollievo da molte manifestazioni di Parkinson o di malattie simili.

Il CBD è uno dei cannabinoidi più abbondanti nella canapa e la sua natura non psicotropa permette di sperimentare molto più di quanto si possa fare con il THC (il principale responsabile del cosiddetto “sballo” da cannabis). Il cannabidiolo è stato ormai testato e validato in buona parte del mondo occidentale come sicuro e non intossicante e ha molte meno restrizioni scientifiche rispetto agli altri cannabinoidi per un bassissimo rischio di effetti collaterali avversi. Inoltre, al pari di molti integratori alimentari ben più conosciuti, se assunto con costanza è in grado di supportare l’organismo su più fronti: vari studi hanno dimostrato che può attenuare in generale le infiammazioni, ansia, la nausea, il dolore e migliorare la qualità del sonno, tutte caratteristiche preziosissime per chi affronta una malattia neurodegenerativa, a qualsiasi stadio.

Che cos’è la malattia di Parkinson?
Il Morbo di Parkinson è una malattia degenerativa che coinvolge il sistema nervoso centrale, è caratterizzata da uno sviluppo progressivo nel tempo e parte con tremori e instabilità fino a portare all’inabilità all’attività motoria. I sintomi motori sono i primi a manifestarsi e riguardano soprattutto comparsa di tremori, rigidità e di un particolare rallentamento dei movimenti. Con l’avanzare della malattia spesso subentrano altri problemi che riguardano la sfera cognitiva e possono portare a perdita di memoria, aggressività e demenza.

Nella maggior parte delle persone la malattia di Parkinson è idiopatica ovvero non dovuta a cause esterne note. C’è una componente genetica importante poiché circa nel 15% delle persone affette c’è un riscontro patologico in un parente di primo grado. Il morbo di Parkinson non è una malattia rara, si colloca al secondo posto dopo il morbo di Alzheimer tra le malattie neurodegenerative e solo negli Stati Uniti ci sono fino a 60.000 nuove diagnosi ogni anno.

Lo sviluppo del morbo colpisce i neuroni, ciò avviene in una specifica zona del cervello chiamata substantia nigra, dove principalmente si produce dopamina, un neurotrasmettitore di impulsi tra cellule nervose. Più la malattia di Parkinson si afferma e minore è la quantità di dopamina prodotta quindi il corpo non riesce più a controllare le funzioni motorie e altre attività vengono inibite. Intanto proliferano i corpi di Lewy, aggregati proteici anormali che si sviluppano nelle cellule nervose e ne causano il deterioramento.

Considerando che ci sono attualmente oltre 10 milioni di persone che hanno ricevuto diagnosi di malattia di Parkinson, che l’aspettativa di vita media è tra 7 e 14 anni e che attualmente non esiste una cura nota per la malattia, non stupisce l’interesse nei confronti del CBD come strumento di gestione dei sintomi di questo terribile morbo.

Sintomi del morbo di Parkinson

  • Tremore
  • Rallentamento dei movimenti (di tipo progressivo) e rigidità muscolare
  • Postura ed equilibrio compromessi
  • Parlata strana, difficoltosa, rallentata o con dai contenuti non congruenti, improbabili
  • Difficoltà nella scrittura (spesso la grafia diventa molto piccola)
  • Perdita di alcuni movimenti automatici (mimica facciale ad esempio)
  • Ragionamento confuso fino alla demenza
  • Mancanza di sonno, scatti d’ira, ansia, depressione grave

CBD per la gestione del Parkinson
Studi recenti dimostrano che il CBD può effettivamente essere utile per il trattamento di molti dei sintomi associati al morbo di Parkinson. In particolare può aiutare a ridurre le difficoltà di movimento, i disturbi depressivi/ansiosi e la mancanza di sonno migliorando notevolmente la qualità della vita di chi soffre di questa patologia.

Questo studio pubblicato sulla banca dati scientifica PubMed condotto in Brasile dimostra che il trattamento con cannabidiolo somministrato giornalmente può migliorare la qualità della vita dei pazienti. I ricercatori hanno somministrato CBD in capsule di gelatina per 6 settimane in tre dosaggi a gruppi diversi di pazienti: 300mg al giorno, 75mg al giorno e un placebo per il controllo. I pazienti che hanno riportato un evidente miglioramento di salute sono ovviamente quelli della prima categoria.

Diversi altri studi (come ad esempio questo) trattano le potenzialità del CBD nel ridurre le difficoltà motorie nel Parkinson, quelle indotte dalla malattia o dalle pesanti cure farmaceutiche alla quale molti pazienti vengono sottoposti.

Si tratta però di studi che analizzano un numero limitato di casi o che non danno risultati definitivi ma che suggeriscono di proseguire e approfondire le valutazioni con indagini di maggiore portata. Attualmente sono quindi necessarie ulteriori ricerche per comprendere quanto il CBD possa essere d’aiuto nella gestione del discomfort da Parkinson, delle complicazioni e della progressione della malattia. Ma quello che è sicuro è che questa strada non deve venire abbandonata dai ricercatori perché il cannabidiolo è davvero promettente, sia per il Parkinson che per molte altre malattie neurodegenerative.

 

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Artrite, reumatismi? Weedy Point presenta una ricerca sugli effetti positivi della cannabis light contro queste patologie

In che modo la cannabis light può influire positivamente contro artrosi e artriti reumatologiche? Di seguito una ricerca di Weedy Point.

La medicina negli ultimi decenni sta facendo passi da gigante per la cura di numerose patologie che un tempo sembravano lasciare ben poche speranze. Nuovi farmaci, nuovi trattamenti sperimentali all’avanguardia e operazioni chirurgiche sempre più risolutive sono all’ordine del giorno e le speranze di sopravvivenza e guarigione di chi si ammala sono sempre migliori. Ma purtroppo esistono patologie con incidenze anche molto elevate che ancora oggi sono prive di cure risolutive e chi ne soffre si trova con ben poche armi nel cassetto per ritrovare stabilità e benessere. Sono un ottimo esempio le forme di artrite e reumatismi che affliggono tantissime persone, obbligate a cambiare stile di vita e a imparare a convivere giornalmente con il dolore cronico.

In questo articolo Weedy Point parlerà di come l’assunzione di CBD ad alte concentrazioni sia di grande aiuto a chi soffre di condizioni croniche e debilitanti causate da artrite e reumatismi.

Cosa sono i reumatismi e l’artrite
Quando parliamo di reumatismi parliamo di un insieme vario di sintomatologie che interessano il sistema articolare affetto da dolorabilità, indolenzimenti, ridotta capacità funzionale. La reazione infiammatoria reumatica può essere accompagnata da arrossamento localizzato, raccolta di liquidi nelle articolazioni colpite, calore e gonfiore. Questo tipo di patologia può avere insorgenza acuta e poi (se non viene identificata e curata con successo la causa scatenante) può avere un andamento cronico e degenerativo. I reumatismi coinvolgono l’articolazione in toto, comprendendo ossa, muscoli, legamenti, tendini, borse e parti molli. Si tratta di processi infiammatori di vario tipo che possono essere di origine metabolica (ad esempio ne soffrono molti diabetici), traumatica, oncologica, infettiva, idiopatica o autoimmune. A seconda della causa scatenante i reumatismi possono presentarsi solamente in determinate articolazioni o migrare in tutto il corpo, possono migliorare o peggiorare con alte o basse temperature, possono essere simmetrici (colpendo sempre le articolazioni in modo speculare) o asimmetrici.

L’artrite è una tra le più comuni forme reumatiche. Ne esistono numerosi tipi (o forme), quelle più note e diffuse sono l’osteoartrite (o artrosi) e l’artrite reumatoide, ma tantissime altre tipologie peculiari e molto invalidanti sono sempre più comuni anche all’interno della popolazione più giovane (come ad esempio il lupus, la fibromialgia e l’artrite settica). In tutte le sue forme, il sintomo più comune di un’artrite è il dolore ed esistono pochi tipi di farmaci efficaci di contrastare questa condizione cronica senza pesanti ripercussioni sull’organismo.

Antidolorifici e antinfiammatori nella patologia cronica
Molti pazienti che soffrono di forme reumatiche di tipo acuto o cronico vengono prontamente indirizzate dai medici verso l’utilizzo di antinfiammatori e antidolorifici, che molto spesso riescono a tenere a bada il dolore e dare sollievo al corpo per qualche ora. Se la forma acuta si risolve in poco tempo può essere una mossa consigliata ma se (come nella maggior parte dei casi di forme reumatiche) la patologia perdura per più di 30 giorni, gli effetti collaterali di questi farmaci si fanno sentire. L’abuso di antinfiammatori non steroidei (FANS) può portare all’insorgenza anche rapida di insufficienza epatica, renale, cardiaca, ulcere ed emorragie intestinali. Per non parlare poi del comunissimo reflusso gastro esofageo. Se poi parliamo degli antidolorifici derivanti dagli oppiacei il rischio è ancora maggiore e i casi di dipendenza anche in seguito a consumo di breve periodo sono altissimi e hanno conseguenze spesso anche mortali.

Curare reumatismi e artrite con il CBD
La Cannabis è da tempo nota come valido aiuto per trattare le forme reumatiche. Nella medicina cinese come in quella occidentale gli estratti di cannabis erano un tempo tenuti in gran conto per lenire i dolori e curare le infiammazioni articolari. Oggi un velo di proibizionismo ha eclissato parzialmente la validità di questi prodotti naturali in campo medico, ma recentemente molte nuove ricerche stanno proponendo una riabilitazione farmaceutica della cannabis parlando di risultati strabilianti e applicazioni molto varie. In particolare contro forme reumatiche e artriti viene messo in campo l’altissimo potere antinfiammatori della molecola di CBD. Il cannabidiolo (appunto CBD) è un cannabinoide non psicoattivo che sta incontrando grande favore in tutto il mondo scientifico grazie all’ampio spettro delle sue applicazioni terapeutiche.

Secondo le ultime ricerche la somministrazione di questo tipo di cannabinoide sembrerebbe avere importanti effetti positivi nel trattamento dei dolori cronici e delle infiammazioni in generale. Addirittura esistono numerosi studi che parlano non solo di un’azione di sollievo dal dolore ma anche di una vera e propria possibilità di rallentare decorso peggiorativo dell’artrite.

Un innovativo farmaco chiamato Sativex a base di cannabis e dall’elevato contenuto di CBD è stato recentemente approvato anche in Italia per il trattamento degli effetti degenerativi di tipo spastico di malattie gravi quali la Sclerosi Multipla e si sta velocemente imponendo come uno tra i migliori trattamenti per tante altre malattie che includono tra i sintomi la rigidità e l’infiammazione muscolare cronica e degenerativa. Questo farmaco dalle grandi potenzialità è distribuito con il contagocce e solo in caso di estrema inefficacia di ogni altro farmaco a disposizione, un po’ per il solito pregiudizio nei confronti della cannabis e un po’ perché il Sativex contiene anche alti dosaggi di THC, l’altro cannabinoide presente nelle infiorescenze di canapa che ha effetto (diversamente dal CBD) di tipo psicoattivo sul cervello.

Come assumere il CBD se si soffre di artrite e reumatismi
Oggi, grazie alla cannabis light e agli oli concentrati è possibile assumere il CBD e ottenere il benefico effetto antinfiammatorio della canapa anche senza gli effetti psicotropi del THC.

I prodotti edibili a base di estratto di CBD (come olio concentrato o capsule in gel) insieme al consumo di cannabis light ad alto contenuto di CBD possono davvero essere una soluzione efficace e priva di effetti collaterali per lenire il dolore cronico infiammatorio generato da queste patologie. Inoltre è anche possibile applicare balsami, unguenti e pomate ad uso topico nelle zone interessate per avere un effetto calmierante decisamente valido.

I prodotti a concentrazione più elevata di CBD sono l’olio di CBD e le capsule in gel che possono avere varie concentrazioni (fino al 20%). Questi prodotti hanno effetto cumulativo, vanno quindi presi inizialmente a dosi più alte per poi scalare fino ad una dose minore di mantenimento (il dosaggio dipende dalla concentrazione e dalle esigenze personali). L’olio verrà somministrato in gocce sublinguali mentre le capsule possono essere masticate o deglutite a seconda della tipologia.

Ovviamente questo tipo di somministrazioni non deve essere considerato una manna dal cielo capace di guarire completamente chi è affetto da gravi patologie degenerative e oramai cronicizzate. Ma l’aumentare degli studi scientifici pro-CBD e il rimando positivo di tantissimi consumatori affezionati parlano di un miglioramento evidente dello stile di vita di chi decide di utilizzare il CBD contro reumatismi e artrite. Questi promettenti risultati stanno spingendo la ricerca scientifica ad interessarsi sempre di più allo studio del CBD contro le infiammazioni, tuttavia siamo ancora lontani da un riconoscimento di tipo ufficiale del valore inestimabile di questa molecola, che ha (aimè) il solo difetto di essere un derivato della tanto osteggiata cannabis.

 

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Nuovo punto vendita Weedy Shop ad Ascoli. La migliore cannabis light h24

Weedy Shop approda al centro di Ascoli!

Apre in via Cesare Battisti un nuovo punto vendita, aperto H24, con la migliore selezione di cannabis light.

 

Per maggiori informazioni: 324 816 9597. Visita la pagina facebook: Weedy_shop_H24_ascoli_centro

Infiammazioni, reumatismi, fibromialgia? Alla scoperta degli effetti benefici della cannabis light con Weedy Point

Il CBD (cannabidiolo) è una sostanza del gruppo dei cannabinoidi contenuta nella canapa (Cannabis sativa). Si ritiene che il CBD contrasti le infiammazioni e i dolori infiammatori.

Weedy Point riporta un’intervista al dottor Manfred Fankhauser, nella quale espone le sue valutazioni ed esperienze. La sua farmacia di Langnau, in Svizzera, fornisce preparati a base di cannabis contenenti CBD e/o THC prevalentemente a pazienti che soffrono di dolore.

Il CBD è consigliabile in caso di reumatismi?

Sì, ma bisogna considerare il fatto che il principale punto di forza del CBD non è il contrasto del dolore. In quest’ottica è più efficace il THC, i cui effetti antidolorifici sono ben documentati soprattutto nel caso della sclerosi multipla. Il CBD si distingue piuttosto per il suo potente effetto antinfiammatorio.

E per le altre forme reumatiche?

L’efficacia della combinazione tra effetto antidolorifico del THC e antinfiammatorio del CBD è comprovato anche in caso di artrosi, reumatismi extra-articolari, mal di schiena cronico e osteoporosi.

E per la fibromialgia?

Negli ultimi undici anni, la nostra farmacia ha fornito preparati a base di cannabis contenenti CBD e THC a circa 100 pazienti fibromialgici, ricevendo spesso feedback positivi.

Come spiega la grande attenzione nei confronti del CBD?

Potrebbero esserci diverse ragioni. Numerosi fornitori fanno pressione sul mercato per vendere i propri prodotti a base di CBD equiparandoli a rimedi miracolosi per il maggior numero possibile di patologie. Il CBD, però, non ha assolutamente queste proprietà.

Quindi sconsiglia l’uso del CBD?

Assolutamente no! Ci sono molti validi prodotti a base di estratti vegetali contenenti CBD vendibili liberamente. Oltre al CBD, questi prodotti contengono l’intera gamma naturale di cannabinoidi e altre sostanze della canapa ancora poco studiate.

Ci sono però anche aspetti negativi. Nelle analisi a campione sono stati trovati residui di pesticidi. Siccome i prodotti a base di CBD vendibili liberamente non sono medicamenti omologati, mancano anche le indicazioni di dosaggio. Inoltre, le quantità indicate (per esempio 5% o 10% di CBD) non sono sempre affidabili. Manca un controllo della qualità.

 

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Dolori articolari? La cannabis light è un rimedio naturale contro artrite, artrosi e non solo

I dolori articolari sono molto diffusi tra la popolazione italiana e mondiale, soprattutto dopo i 40 anni.

Ciò accade perché l’usura tende a far consumare la cartilagine. Altre cause di dolori articolari possono essere le malattie reumatiche, le posture scorrette protratte per lunghi periodi, sforzi fisici (ne soffrono infatti anche molti sportivi).

Di solito si ricorre a farmaci Fans per attutire il dolore (ibuprofene, diclofenac, etc.), oppure al paracetamolo. Si tratta però di rimedi farmacologici che agiscono soprattutto sul sintomo, senza curare la causa.

Esistono poi dei rimedi fisici che possono essere affiancati all’assunzione di qualsiasi principio attivo (ad esempio impacchi con il ghiaccio) e rimedi naturali che vantano risultati davvero promettenti ed efficaci. Tra questi c’è il CBD.

I rimedi naturali e il CBD contro artrosi, artrite ed altri problemi articolari
Tra i rimedi naturali utilissimi contro i dolori articolari possiamo annoverare l’artiglio del diavolo, l’arnica e l’escina, erbe antinfiammatorie molto potenti. Il loro uso può avvenire sia tramite integratori in capsule, sia in creme o pomate ad uso topico.

Ma il rimedio sul quale in questi ultimi anni la scienza sta focalizzando molti studi riguarda proprio il cannabidiolo, CBD. Già sappiamo che il derivato della canapa sativa possiede potenti proprietà antinfiammatorie. In realtà il cannabidiolo dà il meglio di sé proprio sull’infiammazione delle articolazioni. Agisce infatti sui recettori del cervello endocannabinoidi, attutendo notevolmente il dolore. Oltre al sollievo dal dolore sono numerosi i vantaggi dell’utilizzo di CBD contro i fastidi e le patologie articolari. Innanzitutto viene ridotta l’assunzione di farmaci antidolorifici, con conseguente riduzione degli effetti collaterali, poi si dorme molto meglio e si riacquista una mobilità più sciolta. Ovviamente all’assunzione di CBD si consiglia di associare una leggera attività fisica mirata.

In quali casi è consigliato il CBD
Il CBD è consigliato in tutti i casi in cui si avvertano dolori da artrosi, artrite reumatoide, reumatismi, osteoporosi.

Ma anche per contratture, mal di schiena cronico, colpo della strega, sciatalgie, etc. Come però hanno scoperto diversi studi scientifici, il CBD ha un effetto antinfiammatorio sul lungo raggio, a differenza del THC che invece agisce direttamente sul dolore (tanto è vero che il THC viene impiegato anche nella cura della sclerosi multipla).

Il CBD sembra inoltre dimostrare dei benefici consistenti nella riparazione dei tessuti cartilaginei.

Uno studio in particolare su questo aspetto è stato condotto nel 2010 da un’equipe di scienziati irlandesi del Trinity College di Dublino, dipartimento di Neuroscienze: si dimostrò come le articolazioni colpite dall’artrite fossero protette in maniera ottimale dal CBD, che ne diminuiva l’infiammazione.

La conclusione dello studio è stata il convalidare “[…] il potenziale per i cannabinoidi di fornire una duplice funzione agendo come agenti antinfiammatori e regolatori della biologia per migliorare le strategie di ingegneria tissutale finalizzate alla riparazione della cartilagine. In più, prove emergenti vedono il coinvolgimento dei cannabinoidi in un’ampia varietà di processi fisiologici e patofisiologici, dal mantenimento scheletrico ai disturbi neurodegenerativi […]”.

 

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Ansia, panico, depressione? Weedy Point spiega gli effetti positivi della cannabis light

Weedy Point analizza l’azione benefica della cannabis light contro alcuni stati mentali, quali depressione, stress, ansia e attacchi di panico, spiegando come agisce il CBD sul nostro corpo e quali sono i suoi effetti positivi.

CBD e depressione: quali sono i numeri?

Il CBD o Cannabidiolo ha guadagnato popolarità negli ultimi anni grazie alle molte pubblicazioni scientifiche che ne spiegano i benefici per la salute umana. I risultati di alcuni studi riguardanti il trattamento della depressione sembrano essere promettenti. La depressione colpisce circa tre milioni di persone in Italia, spesso con ricadute significative sulla qualità della vita di soggetti e famiglie coinvolte e il numero sembra destinato ad aumentare. Non stupisce pertanto che sempre più scienziati si stiano interrogando sui legami tra CBD e depressione.

Covid e depressione: quali conseguenze?

L’Oms evidenzia una vera e propria emergenza, dal momento che la pandemia da coronavirus avrebbe aggravato la situazione, aumentando il numero dei depressi di circa 200.000 unità. Sommati ai soggetti già conteggiati dall’Istat, la depressione raggiungerebbe i numeri del diabete, questo ci basta per capire la diffusione di questa patologia.

CBD: un antidepressivo naturale?

Il CBD già negli studi iniziali ha dato risultati molto interessanti come trattamento sia per la depressione che per l’ansia, oltre ad avere ridotti effetti collaterali.

Uno studio del 2014 indica come l’olio di CBD abbia un’interazione positiva con i recettori della serotonina nel cervello. La serotonina è in grado di influire sullo stato emotivo di una persona e sulle sensazioni di benessere o felicità. Per questo motivo equilibrare i livelli di serotonina è spesso una strategia efficace per le persone con depressione.

Anche alcuni test condotti su modelli animali hanno fornito prove su come il CBD sia effettivamente d’aiuto per curare la depressione. Uno studio del 2018 ha dimostrato l’attività antistress e antidepressiva del CBD in questo tipo di modelli, indicando il CBD come un promettente antidepressivo ad azione rapida.

Uno studio del 2019 rileva come i farmaci antidepressivi ora in commercio impieghino settimane per iniziare a funzionare oltre ad avere un’efficacia relativamente bassa. In questo esperimento il cannabidiolo dimostra avere un effetto antidepressivo rapido e prolungato in diversi modelli animali, senza alcuni dei comuni effetti collaterali di questi farmaci come insonnia, disfunzione sessuale, sbalzi d’umore e agitazione. Attenzione, questo non significa che il cannabidiolo pur offrendo questi vantaggi sia un sostituto di questi farmaci. Nessuno dovrebbe smettere di utilizzare i farmaci prescritti dal proprio medico se non dopo averlo consultato. Interrompere farmaci prescritti può causare effetti collaterali gravi.

Disturbi del sonno, CBD e depressione

Depressione e disturbi del sonno risultano essere strettamente collegati. Più del 90% delle persone colpite da depressione lamenta disturbi del sonno, difficoltà ad addormentarsi o anche risvegli mattutini precoci. Il CBD contenuto nell’olio di Cannabis si è dimostrato utile nel trattamento di disturbi come il bruxismo, andando a rilassare il tono muscolare di chi digrigna la mascella. Si è inoltre mostrato efficace nel ridurre problemi come insonnia o in grado di migliorare la qualità del sonno dilatando la fase di sonno rem. Migliorare questi aspetti significa migliorare l’umore di una persona depressa e la sua capacità di gestire la propria condizione in generale.

CBD contro la depressione: cenni storici

L’uso di cannabis sativa o canapa in Europa era molto esteso alla fine dell’800 per il trattamento di depressione, disturbi del sonno, attacchi di panico o spasmi. Nella prima metà del 900 le medicazioni con cannabinoidi caddero quasi in disuso. Questo successe in parte perché gli scienziati non riuscirono a individuare la struttura chimica della pianta e in parte a causa di interessi economici della nascente industria chimica e farmaceutica.

CBD contro ansia e panico

Alcuni studi sugli esseri umani dimostrano come il CBD possa essere utilizzato per altri problemi normalmente associati alla depressione, come ansia o attacchi di panico. A tal proposito una pubblicazione del 2017 evidenzia come sia in modelli umani che animali il CBD sia riuscito ad avere un’azione anti-panico nei soggetti partecipanti alla sperimentazione. Secondo gli autori attacchi di panico inaspettati e ricorrenti colpiscono almeno il 5% della popolazione mondiale. In particolare hanno riscontrato come una singola dose di cannabidiolo da 300 milligrammi sia riuscita a determinare una notevole diminuzione dei livelli di ansia dopo un test in cui veniva simulata la situazione di parlare in pubblico. Con una dose di CBD da 600 mg è stata rilevata una significativa riduzione di ansia in persone con disturbo d’ansia o fobia sociale.

Parlare in pubblico è spesso fonte di preoccupazione per moltissime persone e il CBD si è dimostrato in grado di ridurre i livelli di ansia

Il CBD è sicuro?

Il CBD si è dimostrato sicuro per tutta una serie di applicazioni terapeutiche, compreso il trattamento di disturbi psichiatrici e non. Questo aspetto, affermano gli autori, lo rende interessante per un uso clinico su malattie neurologiche, ansia, depressione, disturbo bipolare, psicosi, disturbi del sonno e autismo. Un dosaggio alto, superiore ai 900mg come singola dose non ha determinato problemi nei partecipanti agli esperimenti come rileva questa ricerca.

Il National Institute on Drug Abuse conferma la sicurezza del CBD citando 25 studi a sostegno, secondo cui non sono stati riscontrati effetti collaterali significativi usando un’ampia gamma di dosaggi e modalità di somministrazione. Ricordiamo che il Nisa è l’ Istituto nazionale sull’abuso delle droghe facente parte del Dipartimento della salute del governo federale degli Stati Uniti d’America. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità o OMS si è espressa da tempo affermando che: “Il cannabidiolo non sembra avere un potenziale di abuso o causare danni”

Siamo ancora agli inizi ma questo estratto della cannabis verrà studiato sempre di più visto le enormi potenzialità quindi abituiamoci a conoscerlo sempre meglio.

 

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Alla scoperta delle proprietà della cannabis light con Weedy Point. CBD vs THC

Seconda sostanza più abbondante presente nella cannabis, il cannabidiolo (CBD) è un metabolita non psicotico: ha effetti rilassanti, antidistonici, anticonvulsivanti, antiossidanti, antinfiammatori, non crea alcuna assuefazione, ma vanta una vasta gamma di applicazioni terapeutiche validate dai risultati delle ricerche scientifiche.

Non a caso, negli ultimi anni, si è rinnovato sempre di più l’interesse della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD, che è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica”, e che è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose patologie e disturbi della salute dell’organismo umano.

CBD Effetti: cos’è il cannabidiolo?
Introdotto quanto sopra, cerchiamo di approfondire passo dopo passo il tema di oggi, con una serie di paragrafi che – ne siamo certi – ti permetteranno non solamente di comprendere che cos’è il CBD Cannabidiolo, quanto anche quali siano le sue proprietà curative e i suoi effetti.

Per far ciò, iniziamo con il ricordare che la Cannabis sativa, o – genericamente – canapa, è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae costituita da diverse sostanze cannabinoidi: il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo).

Il CBD è classificato dall’Unione Europea come prodotto alimentare ed è presente in piccole quantità in numerosi ceppi di marijuana. Tuttavia, in alcuni rari casi, il CBD può essere il cannabinoide dominante. A differenza del THC, il CBD è un cannabinoide molto stabile, non è sensibile all’ossidazione, non è psicoattivo e vanta molte proprietà medicinali. Agisce come antagonista competitivo del THC e ne limita la degradazione da parte del fegato, inibendo l’enzima citocromo P-450-3° e 2C e la competizione diretta con THC enzimi degradanti.

CBD e THC: quali sono le differenze?
Chiarito quanto precede, ricordiamo anche come nella Cannabis sativa i ricercatori abbiano identificato oltre 400 sostanze chimiche differenti e oltre 60 di queste appartengono alla famiglia dei cannabinoidi.

Il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il principio attivo più studiato, anche se non è assolutamente l’unico. I suoi effetti e le sue proprietà sono notevoli, considerato che diverse ricerche hanno dimostrato che tale principio attivo può migliorare le funzioni sensoriali come la vista, l’udito, la sensibilità al colore, e non solo. Tale principio può infatti incrementare l’eccitazione sessuale negli uomini e nelle donne, e può cambiare – entro certi limiti – anche la percezione dello spazio/tempo.

In aggiunta a ciò, il principio THC è utile per poter produrre una forte sensazione di euforia, per assicurare il benessere mentale e per “affinare” la mente incoraggiando la curiosità e la creatività. Il THC è anche noto per aumentare l’appetito interferendo con la leptina, responsabile dell’ormone della sazietà.

Rileviamo altresì, a completamento di questa parte introduttiva, come il THC abbia una relazione equivalente con i recettori CB1 e CB2 ed imita l’azione dell’anandamide, un cannabinoide naturale prodotto dal cervello umano.

Per quanto concerne gli usi medicali, il THC è un potente:

Neuroprotettivo: protegge dai problemi neurologici e dalla degenerazione cerebrale legata all’invecchiamento (Alzheimer …). il THC timola la neurogenesi, ovvero la creazione di nuovi neuroni.
Ansiolitico e antidepressivo: riduce i sintomi dell’ansia, con effetto euforico e rilassante.
Analgesico: riduce il dolore.
Antinfiammatorio: 20 volte più dell’aspirina e due volte quello dell’idrocortisone.
Antitumorale e antimetastatico: combatte alcuni tumori (leucemia, glioblastoma, carcinoma epatocellulare, colangiocarcinoma, carcinoma mammario HER2-positivo, etc.).
Antispasmodico: riduce gli spasmi e le convulsioni.
Antiemetico: riduce la nausea e il vomito, come quelli derivanti dal trattamento del cancro o dall’AIDS.
Antiossidante contro i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare.
Broncodilatatore: aiuta gli asmatici a respirare.
Anti cachessia: stimola l’appetito e incoraggia a mangiare.
Inoltre, è adatto per il trattamento della sclerosi multipla (SEP), dell’apnea notturna, dell’epilessia (riduzione della frequenza delle crisi), del glaucoma (riduce la pressione intraoculare) e combatte la malattia di Crohn.

Attenzione, però. Se infatti quanto sopra è oramai accertato clinicamente, è anche vero che livelli di THC troppo elevati possono causare alcuni effetti collaterali come il disorientamento spazio – temporale, la perdita di memoria, la tachicardia, il nervosismo, l’ansia e la paranoia.

Per questo motivo, le persone con predisposizioni alla schizofrenia, al bipolarismo o all’ansia dovrebbero evitare di consumare le varietà di cannabis con alti livelli di THC, pur nella consapevolezza che questi effetti collaterali sono generalmente limitati dalla presenza di altri cannabinoidi come il CBN o il CBD.

Di contro, a differenza del THC, il cannabidiolo (CBD) è un cannabinoide non-psicoattivo, privo di effetti sul cervello ed è un efficace farmaco anticonvulsivante e analgesico.

Tra gli effetti CBD rileviamo come sia in grado di modulare l’azione del THC a livello cerebrale, prolungandone l’efficacia analgesica e limitandone gli effetti collaterali. L’intensità dei “cannabinoidi effetti” cannabis dipende principalmente dalla quantità di THC presente nella marijuana e dalla sua relazione con la quantità di CBD.

CBD: quali sono le proprietà curative più apprezzate?
A questo punto possiamo ulteriormente fare un passo in avanti nell’esplorazione del nostro tema, CBD effetti, per poter comprendere in che modo tali sostanze impattino sul nostro corpo in maniera percettibile.

Considerato ciò, non è certo errato affermare che il CBD agisce sul corpo principalmente mediante un potente effetto rilassante sui muscoli, avvertibile in misura chiara, inducendo uno stato di sedazione.

Il CBD agisce sul recettore CB1, CB2 e su altri recettori non cannabinoidi, come il 5-HT1A, amplificando il suo effetto ansiolitico. Ha lo stesso precursore metabolico del THC ed è il principale cannabinoide presente in varietà di cannabis con bassi livelli di THC.

Il CBD riduce fortemente alcuni degli effetti collaterali del THC, come la perdita di memoria, il nervosismo ed il disorientamento. Il cannabidiolo è un potente analgesico ed un antinfiammatorio, in grado di ridurre l’infiammazione.

Il CBD poseepropiedades è un potente antitumorale, antimetastatico ed è in grado di limitare la progressione di alcuni tumori (prostata, seno, colon, cervello …). È anche un potente ansiolitico e antidepressivo: riduce i sintomi dell’ansia e ha effetti rilassanti.

Ancora, segnaliamo come il cannabidiolo sia un antiemetico in grado di ridurre la nausea e il vomito, e sia un antipsicotico, aiuta a combattere la schizofrenia, i deliri e le allucinazioni. È efficace nel trattamento della sclerosi multipla (SEP) e della fibromialgia, è un potente miorilassante, aiuta a combattere l’insonnia, protegge dalla degenerazione cerebrale (morbo di Alzheimer e allevia l’artrite reumatoide.

Sull’organismo umano il CBD agisce come:

Antiepilettico: riduce convulsioni e convulsioni.
Antidiabetico: abbassa i livelli di zucchero nel sangue.
Antispasmodico: previene spasmi e convulsioni.
Anti-ischemico: riduce il rischio di arterie ostruite.
Antibatterico: rimuove alcuni batteri, limitandone il movimento e la riproduzione (batteriostatica), in modo più efficace del THC.
Ipotensivo: riduce la pressione sanguigna.
Anti-procinetico: rallenta le contrazioni dell’intestino tenue, aiuta a combattere la malattia di Crohn (ma aumenta l’abituazione a Remicade) e la malattia dell’intestino irritabile.
Antiossidante contro i radicali liberi (il CBD è più antiossidante delle vitamine C o E).
Inoltre, riduce la voglia di fumare tabacco, stimola la crescita ossea e combatte l’acne e la psoriasi.

CBD blocca le metastasi?
Prima di giungere allo stato conclusivo del nostro approfondimento su CBD effetti vogliamo apportare una piccola integrazione su un noto e interessante studio condotto nel 2007 dall’équipe del California Pacific Medical Center, che avrebbe validato la tesi secondo cui il cannabidiolo potrebbe essere in grado di bloccare il gene che provoca la diffusione delle metastasi del cancro al seno, ma anche di altre forme tumorali.

In particolare, dai risultati della ricerca è emerso che il CBD contenuto nella marijuana potrebbe diventare una valida alternativa alla chemioterapia. Ma è davvero così?

Anche se autorevoli ricercatori (lo stesso Professor Umberto Veronesi ebbene modo di sottolineare a suo tempo come la “fonte universitaria sia molto seria”), la cautela deve essere massima e, soprattutto, non lasciare spazio a ventate di illusorio ottimismo.

Rimandando pertanto a fonti più autorevoli, rammentiamo in questo passaggio come l’oggetto della ricerca scientifica non fosse la “droga”, ma un composto di derivati della cannabis che potrebbero davvero “combattere il tumore al seno”.

In particolare, il cannabidiolo funzionerebbe bloccando l’attività del gene Id-1, ritenuto responsabile della “metastatizzazione”, argomenta Sean McAllister, ricercatore dell’équipe del California Pacific Medical Center. Da questo interessante studio, i ricercatori di altri atenei universitari hanno iniziato a sondare gli effetti del CBD sulle patologie tumorali. Cosa è emerso?

Il cannabidiolo potrebbe bloccare anche le cellule del tumore cerebrale aggressivo. Il CBD offrirebbe la speranza ai malati di cancro di seguire una terapia in grado di ottenere gli stessi risultati della chemioterapia senza gli effetti collaterali, come la nausea e il maggior rischio di infezioni. Burkhard Hinz, Docente dell’Università di Rostock in Germania, sottolinea che “nonostante siamo ancora lontani dal mettere in pratica la nostra scoperta in una terapia clinica, quello che emerge è che il cannabidiolo ha effetti potenzialmente terapeuticamente utili nella lotta ai tumori”. Si tratta di ricerche e studi che hanno dato buoni risultati e speranze, anche se i risultati dovranno essere seguiti da trial sull’uomo per valutare la sicurezza del cannabidiolo.

Effetti collaterali del CBD
Ma ci sono effetti collaterali del CBD o no?

Rimandando a quanto affermato da un noto rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, “nell’uomo, il CBD non mostra effetti di potenziale dipendenza … Ad oggi, non vi sono prove di problemi relativi alla salute associati all’uso del CBD puro”.

Certo è che, però, livelli troppo elevati di CBD possono causare sedazione (sonnolenza), secchezza delle fauci, bassa pressione sanguigna e stordimento. Alcune ricerche suggeriscono che l’assunzione di alte dosi di cannabidiolo potrebbe peggiorare i movimenti muscolari e tremori nelle persone malate di Parkinson. Non producendo effetti psicotropi, il CBD è legale nella maggior parte dei paesi del mondo.

 

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Cannabis light come regolatore dell’umore. Scopri di più con Weedy Point

Il CBD può agire come regolatore dell’umore per combattere stati ansiosi o depressivi

Studi clinici recenti hanno dimostrato come il CBD possa essere un ottimo alleato nel combattere i sintomi della depressione. Il potenziale antidepressivo del cannabidiolo, la molecola non psicoattiva derivata dalla cannabis, è correlato senza dubbio alla sua interazione con il sistema endocannabinoide. In questo articolo indagheremo con Weedy Point la possibilità di utilizzare il CBD come terapia contro la depressione.

Depressione: una vera e propria malattia
Molto spesso la depressione viene sottovalutata e trattata come se non fosse una vera e propria patologia. Chi ne soffre invece di essere indirizzato da un medico viene accusato di essere svogliato e pessimista e non riceve il sostegno che meriterebbe; la depressione rende le persone poco appetibili dal punto di vista sociale e molto spesso chi ne soffre tende ad isolarsi oppure a venire isolato perché non compreso. Secondo l’OMS è addirittura il 25% della popolazione europea a soffrire di forme più o meno gravi di depressione: di sicuro quella depressiva è una sindrome che può riguardare chiunque in certi periodi della vita, anche persone che esternamente non mostrano alcun sintomo. Un altro studio dell’OMS prevede che entro il 2020 la depressione imporrà il secondo carico più grande sulla salute nel mondo tra tutti i disturbi e ancora non abbiamo tra le mani una cura definitiva e priva di effetti collaterali.

Cos’è la depressione e come si manifesta
La depressione patologica (o depressione maggiore) è un disturbo dell’umore: chi ne è affetto prova costante insoddisfazione, tristezza ed è impossibilitato a provare piacere nelle attività quotidiane. Queste persone vivono una condizione di frequente umore negativo, soffrono spesso di problemi di salute vari (reali o immaginari) e spesso sono demotivate, hanno scarso interesse per il prossimo e per trovare sollievo possono essere propensi all’abuso di sostanze stupefacenti o farmaci. Inoltre la depressione è uno dei principali fattori di rischio per il suicidio e l’autolesionismo. Statisticamente si può notare una maggiore diffusione della patologia nel sesso femminile, infatti la diagnosi di depressione maggiore compare nel 25% delle donne e nel 12% degli uomini.
A livello obiettivo la depressione è rilevabile come uno squilibrio neurochimico e viene solitamente trattata con farmaci come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) ed antipsicotici. Ci sono varie teorie sull’origine di questo squilibrio, perché alcuni medici lo vedono come la causa primaria della depressione mentre altri come una conseguenza dello stato depressivo, un sintomo.

Cos’è la serotonina, ormone del buonumore
La serotonina è un neurotrasmettitore che svolge numerose funzioni come la regolazione del ciclo sonno/veglia, dell’umore, del desiderio sessuale e dell’appetito. Viene chiamato anche l’ormone del buonumore perché sostanzialmente più serotonina abbiamo in circolo, maggiore sarà il nostro senso di appagamento.

CBD e depressione
Il CBD è stato molto studiato negli ultimi anni per le sue potenzialità di regolatore dell’umore per combattere stati ansiosi o depressivi. Ci sono molti studi che ne incoraggiano l’utilizzo per ritrovare equilibrio nei periodi in cui ci si sente destabilizzati. La sua azione si basa sulle sollecitazioni prodotte dall’interazione del CBD con il sistema endocannabinoide, una rete di recettori capace di influenzare l’umore, la percezione del dolore e le tensioni muscolari. Gli endocannabinoidi stimolano l’attività della serotonina, che come abbiamo visto è strettamente collegata alle disfunzioni umorali.
Secondo questa teoria il CBD è davvero un’alternativa efficace ai farmaci solitamente utilizzati per la cura della depressione, ma ci teniamo a sottolineare che l’azione del cannabidiolo è fortemente soggettiva e correlata alla ricettività del nostro sistema endocannabinoide. Questa potrebbe essere la motivazione che rende i trattamenti a base di CBD difficilmente standardizzabili in quanto a dosaggio ed efficacia. Sono moltissimi gli studi per la cura della depressione che vedono protagoniste terapie a base di CBD che, una volta validate e standardizzate, potrebbero diventare un’alternativa molto valida per combattere gli stati depressivi, soprattutto perché curarsi con i derivati della cannabis non comporterebbe i pesanti effetti collaterali dei farmaci antidepressivi attualmente in uso.

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Cannabis light, ottima alleata per il sesso. Ce ne parla Weedy Point

Scopriamo insieme a Weedy Point perché il CBD è un ottimo alleato per il sesso nella vostra vita

Avere una vita sessuale appagante, è noto, porta notevoli benefici, sotto tutti i punti vista, sia fisici che mentali.
Essere in sintonia con il proprio corpo e il proprio partner, rende le persone più felici e positive.
Nonostante questo, non è sempre facile essere soddisfatti di un rapporto sessuale, o di se stessi o dell’affinità con il proprio partner.
Spesso subentrano ansie, insicurezze che compromettono i momenti di sesso con il prorio compagno o la propria compagna.
Dagli ultimi studi condotti sul Cannabidiolo, possiamo dire che il CBD può diventare un ottimo alleato per la vostra vita sessuale, grazie alle sue proprietà rilassanti.

Gli effetti del CBD sul sesso in uno studio
Dai risultati di un sondaggio pubblicato sul portale “Remedy Review” emerge che il CBD è diventato un elemento fondamentale della vita sessuale degli intervistati, infatti più del 75% degli intervistati ha dichiarato di ritenere il sesso più intenso sotto l’effetto di questa molecola. Il 65% di loro ha visto ridursi di molto la propria ansia e aumentare la libido. 
La maggioranza degli uomini pensa di aver avuto una resistenza maggiore nel rapporto, grazie al CBD, mentre il 75% delle donne ha dichiarato di aver impiegato molto meno tempo del solito a raggiungere l’orgasmo.
Molte coppie che hanno partecipato a questa intervista pensano di aver migliorato la loro vita di coppia e la qualità dei loro rapporti sessuali dopo l’introduzione del CBD nella loro routine erotica. Nonostante questi risultati e i sempre maggiori riscontri positivi sul CBD, in Italia sono ancora molto pochi coloro che pensano di introdurre la cannabis light nella loro vita sessuale.

Il CBD per la donna
Per la donna, si sa, non è così semplice come per l’uomo raggiungere l’appagamento sessuale. Il corpo femminile è condizionato, molto più di quello maschile, dai fattori esterni: lo scontento per il proprio aspetto fisico oppure il nervosismo, l’insoddisfazione per la propria vita, un lavoro stressante.
Per arrivare all’orgasmo, la donna deve raggiungere un perfetto stato di rilassamento accompagnato da una forte eccitazione sessuale. Le coppie sperimentano vari espedienti per sollecitare la libido e lasciare le preoccupazioni quotidiane fuori dalla camera da letto.
Il CBD, per esempio, può essere integrato nel rapporto sessuale senza grandi sconvolgimenti, sotto forma di olio lubrificante oppure di capsule oppure come estratto sotto forma oleosa.
Le proprietà rilassanti del CBD consentono alla donna di raggiungere l’orgasmo più velocemente e con maggiore intensità. Oltre a far fronte a questo aspetto, il CBD è in grado di lenire le irritazioni e i bruciori che alcune donne percepiscono, con fastidio e disagio durante il rapporto, perché aiuta la distensione della muscolatura sessuale.

Il CBD per l’uomo
Uno dei principali problemi che assilla l’uomo, è l’ansia da prestazione. Come per la donna il CBD è utile per combattere l’ansia, così nell’uomo è un valido aiuto per raggiungere il rilassamento e la giusta concentrazione.
Il consumo di CBD aiuta a regolarizzare il rilascio di ormoni nell’organismo, permettendo una migliore resa sessuale, riducendo l’impotenza. Ovviamente non basta l’uso di questa molecola per combatterla: bisogna associarvi una dieta sana e una vita attiva.

Questo per farvi capire, anche ai più scettici, che il CBD non è una sostanza da demonizzare, ma al contrario che può aiutare a risolvere molti problemi anche seri che affliggono le vite di molti di noi! Soprattutto l’assunzione, a differenza delle droghe o dell’alcool, non crea alcuna dipendenza.

Per qualsiasi altra informazione, o per usufruire della consegna o spedizione potete mandare un semplice sms oppure chiamare al numero 3491513761, altrimenti puoi trovare Weedy Point in via Turati 101, a due passi dalla stazione di Porto d’Ascoli.

 

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