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Soffri di mal di testa? Weedy Shop spiega come contrastarlo con la cannabis light

Quante volte capita di rientrare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovarsi a fare i conti – una volta che la tensione della routine si allenta – con un mal di testa martellante, che non lascia scampo al relax serale? Si tratta di un’esperienza che tutti, con maggiore o minore frequenza, facciamo nel corso del tempo.

Molto spesso mettersi a letto non basta e si finisce per fissare il soffitto in attesa che il sonno arrivi, mentre il dolore non cessa di rimbombare e dare il tormento. Il mal di testa (o cefalea) è un disturbo molto comune, che spesso porta a consultare un medico per il timore che sia il campanello d’allarme di altre patologie. Nella cefalea cosiddetta ‘primaria’, che non è sostenuta da ulteriori malattie, si percepisce un dolore localizzato e palpitante dietro la testa: molto spesso si lega anche a una certa predisposizione nel soggetto. La causa scatenante solitamente è – come accennato – uno stress prolungato, che spesso è legato al lavoro. Ma anche l’insonnia e gli sbalzi ormonali possono innescarla. Il meteo che cambia, la percezione di certi odori particolari e persino l’esposizione a luci molto forti sono tutte potenziali cause di questo disturbo. Le persone che più sono soggette a cefalee sviluppano come un sesto senso e riescono a predirne la comparsa.

Tra i migliori rimedi naturali al mal di testa ai quali è possibile ricorrere c’è senza dubbio il CBD, utile anche nella fase della prevenzione del malessere. Il cannabidiolo, metabolita della cannabis sativa, sta infatti acquisendo una sempre maggiore popolarità anche in questo ambito per via delle sue proprietà rilassanti, ansiolitiche e antinfiammatorie (ma non solo).

Come agisce sul nostro sistema endocannabinoide 
L’utilizzo della cannabis mal di testa è una pratica antichissima. Oggi questa sostanza nella sua versione light sta conoscendo una grande ribalta, anche mediatica, dovuta alla (ri)scoperta delle sue molte proprietà positive. Studiosi ritengono che il CBD sia in grado di compensare una particolare mancanza nel nostro sistema endocannabinoide (ECS), che causa la comparsa del mal di testa. Il sistema endocannabinoide si occupa di regolare qualsiasi sensazione: dalla fame al malessere generico e non solo. Si ritiene che una carenza importante di anandamide – in pratica la molecola della felicità – possa legarsi alla comparsa di emicranie anche pesanti. Dunque, riuscire a colmare questa mancanza di endocannabinoidi naturali sembra davvero la soluzione migliore. Ecco spiegato il motivo per il quale molte persone scelgono di affidarsi, soprattutto la sera, a una dose light di cannabis emicrania sia con scopo preventivo che per combattere il dolore pulsante. Per quanto riguarda la modalità di assunzione, questa è in genere per via orale: si mettono poche gocce di olio sotto la lingua, prima di distendersi aspettando che faccia effetto. Ma qualsiasi metodo assuntivo – fumare, vaporizzare – andrà bene: basta fare riferimento alle personali preferenze, sempre sfruttando il binomio vincente formato da cannabis e mal di testa.

Anche il sonno migliora grazie alle proprietà rilassanti 
Le persone sempre più spesso preferiscono ricorrere al CBD piuttosto che ai farmaci da prescrizione: l’obiettivo è riuscire a ottenere una diminuzione – più sicura e veloce – del dolore legato alla comparsa delle emicranie più pesanti. In genere sono minori anche gli effetti collaterali connessi all’assunzione, come il mal di stomaco o i dolori ai muscoli. Riuscire a stabilire una routine assuntiva di CBD, soprattutto quando vi sia una personale predisposizione alla comparsa di cefalee, è dunque essenziale per uscire dal tunnel del malessere serale e ricaricare al meglio le pile. Anche perché le proprietà rilassanti del CBD possono essere di grande supporto per la risoluzione di ulteriori disagi – spesso connessi al mal di testa – come l’insonnia e l’ansia (oltre naturalmente allo stress causato dalle tensioni in ufficio). Anche per coloro che sono in grado di percepire l’arrivo del malessere e predire in un certo senso l’emicrania sarà utile ricorrere a questa sostanza: è perfetta per ridurre l’intensità dei sintomi, così come la frequenza della comparsa dei dolori alla testa. Utilizzare il CBD (l’olio da assumere per via orale o comunque la sostanza da fumare o vaporizzare) rappresenta dunque una nuova frontiera terapeutica nella lotta all’emicrania cannabis.

 

Per olii al CBD e informazioni contatta Weedy Shop al numero 3248169597.

Il negozio aperto H24 si trova in via Cesare Battisti 24, in pieno centro ad Ascoli. Consegne a domicilio e spedizioni gratuite.

Per maggiori informazioni: 324 816 9597. Se vuoi scoprire le tipologie di cannabis light disponibili, con le relative descrizioni, vai al sito http://www.weedy-shop.com Visita la pagina facebook: Weedy_shop_H24_ascoli_centro

Stop a mal di testa martellanti! Weedy Point spiega come contrastarli con la cannabis light

Quante volte capita di rientrare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovarsi a fare i conti – una volta che la tensione della routine si allenta – con un mal di testa martellante, che non lascia scampo al relax serale? Si tratta di un’esperienza che tutti, con maggiore o minore frequenza, facciamo nel corso del tempo.

Molto spesso mettersi a letto non basta e si finisce per fissare il soffitto in attesa che il sonno arrivi, mentre il dolore non cessa di rimbombare e dare il tormento. Il mal di testa (o cefalea) è un disturbo molto comune, che spesso porta a consultare un medico per il timore che sia il campanello d’allarme di altre patologie. Nella cefalea cosiddetta ‘primaria’, che non è sostenuta da ulteriori malattie, si percepisce un dolore localizzato e palpitante dietro la testa: molto spesso si lega anche a una certa predisposizione nel soggetto. La causa scatenante solitamente è – come accennato – uno stress prolungato, che spesso è legato al lavoro. Ma anche l’insonnia e gli sbalzi ormonali possono innescarla. Il meteo che cambia, la percezione di certi odori particolari e persino l’esposizione a luci molto forti sono tutte potenziali cause di questo disturbo. Le persone che più sono soggette a cefalee sviluppano come un sesto senso e riescono a predirne la comparsa.

Tra i migliori rimedi naturali al mal di testa ai quali è possibile ricorrere c’è senza dubbio il CBD, utile anche nella fase della prevenzione del malessere. Il cannabidiolo, metabolita della cannabis sativa, sta infatti acquisendo una sempre maggiore popolarità anche in questo ambito per via delle sue proprietà rilassanti, ansiolitiche e antinfiammatorie (ma non solo).

Come agisce sul nostro sistema endocannabinoide 
L’utilizzo della cannabis mal di testa è una pratica antichissima. Oggi questa sostanza nella sua versione light sta conoscendo una grande ribalta, anche mediatica, dovuta alla (ri)scoperta delle sue molte proprietà positive. Studiosi ritengono che il CBD sia in grado di compensare una particolare mancanza nel nostro sistema endocannabinoide (ECS), che causa la comparsa del mal di testa. Il sistema endocannabinoide si occupa di regolare qualsiasi sensazione: dalla fame al malessere generico e non solo. Si ritiene che una carenza importante di anandamide – in pratica la molecola della felicità – possa legarsi alla comparsa di emicranie anche pesanti. Dunque, riuscire a colmare questa mancanza di endocannabinoidi naturali sembra davvero la soluzione migliore. Ecco spiegato il motivo per il quale molte persone scelgono di affidarsi, soprattutto la sera, a una dose light di cannabis emicrania sia con scopo preventivo che per combattere il dolore pulsante. Per quanto riguarda la modalità di assunzione, questa è in genere per via orale: si mettono poche gocce di olio sotto la lingua, prima di distendersi aspettando che faccia effetto. Ma qualsiasi metodo assuntivo – fumare, vaporizzare – andrà bene: basta fare riferimento alle personali preferenze, sempre sfruttando il binomio vincente formato da cannabis e mal di testa.

Anche il sonno migliora grazie alle proprietà rilassanti 
Le persone sempre più spesso preferiscono ricorrere al CBD piuttosto che ai farmaci da prescrizione: l’obiettivo è riuscire a ottenere una diminuzione – più sicura e veloce – del dolore legato alla comparsa delle emicranie più pesanti. In genere sono minori anche gli effetti collaterali connessi all’assunzione, come il mal di stomaco o i dolori ai muscoli. Riuscire a stabilire una routine assuntiva di CBD, soprattutto quando vi sia una personale predisposizione alla comparsa di cefalee, è dunque essenziale per uscire dal tunnel del malessere serale e ricaricare al meglio le pile. Anche perché le proprietà rilassanti del CBD possono essere di grande supporto per la risoluzione di ulteriori disagi – spesso connessi al mal di testa – come l’insonnia e l’ansia (oltre naturalmente allo stress causato dalle tensioni in ufficio). Anche per coloro che sono in grado di percepire l’arrivo del malessere e predire in un certo senso l’emicrania sarà utile ricorrere a questa sostanza: è perfetta per ridurre l’intensità dei sintomi, così come la frequenza della comparsa dei dolori alla testa. Utilizzare il CBD (l’olio da assumere per via orale o comunque la sostanza da fumare o vaporizzare) rappresenta dunque una nuova frontiera terapeutica nella lotta all’emicrania cannabis.

 

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Sclerosi multipla: si può curare con la cannabis light? Weedy Shop riporta degli studi in merito

Come già accennato in altri articoli, il CBD, tra i suoi effetti benefici, ne ha tre che risultano particolarmente importanti nel trattamento di diverse patologie:

  • L’effetto antispasmodico, cioè la capacità di contrastare gli spasmi involontari di muscoli e organi;
  • L’effetto antidolorifico, soprattutto per quanto riguarda il dolore cronico;
  • L’effetto immuno-modulatorio, vale a dire di contrasto alle reazioni anomale del sistema immunitario.

Queste ultime si verificano nelle malattie autoimmuni che sono, appunto, causate dal comportamento “alterato” del sistema immunitario, il quale comincia ad aggredire gli apparati dell’organismo, anziché difenderli come dovrebbe. Le più note patologie di questo tipo sono l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia e la sclerosi multipla.

In virtù di ciò, una delle news più importanti degli ultimi anni per quanto riguarda la cura della sclerosi multipla, in particolare, è che l’olio CBD può essere considerato a tutti gli effetti un’opzione terapeutica valida.

Non è un caso che nel 2015 un Decreto Ministeriale (il 279 del 30/11) abbia autorizzato e regolamentato l’utilizzo di farmaci a base di estratto di canapa per determinate patologie, e che molte regioni italiane abbiano cominciato a convalidare l’erogazione di questi medicinali in casi specifici, che spesso però danno problemi durante l’assunzione, quali difficoltà digestive e di assimilazione.

Come ha sottolineato la stessa AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla (https://www.aism.it/cannabis_e_cannabinoidi_nella_sclerosi_multipla), le proprietà analgesiche della cannabis sativa si sono rivelate particolarmente efficaci per la terapia del dolore in molte circostanze in cui altre tipologie di trattamento (convenzionali) non hanno sortito gli effetti desiderati, ad esempio proprio nel caso di pazienti affetti da sclerosi multipla o da lesioni del midollo spinale.

AISM ha evidenziato altresì l’azione antinfiammatoria dei derivati dalla canapa, capace di ridurre o addirittura eliminare i dolori (soprattutto neuropatici), nonché la loro azione antispasmodica e anticonvulsivante, efficace anche nel trattamento di pazienti colpiti dalla Sindrome di Gilles de la Tourette, oltre che da sclerosi multipla.

Quest’ultima patologia consiste nell’infiammazione delle fibre nervose e delle cellule deputate alla produzione della mielina (la “guaina” che avvolge tali fibre). La progressiva lesione e perdita della mielina causa l’insorgenza di placche che aggrediscono il sistema nervoso centrale; si passa da uno stadio iniziale infiammatorio alla formazione di vere e proprie cicatrici (appunto, le sclerosi). Si tratta di una malattia cronica (neurodegenerativa) scatenata dall’alterazione del sistema immunitario, che è il responsabile dell’infiammazione.

Considerando le proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e immunosmodulatrici proprie del CBD, dunque, non sarà difficile mettere in relazione la patologia con gli effetti benefici del principio attivo della cannabis.

Secondo le ricerche e sperimentazioni effettuate, in sostanza, il CBD risulta decisivo come integratore nel ridurre i sintomi dolorosi della sclerosi multipla e di diverse altre malattie, migliorando in maniera significativa la qualità della vita dei pazienti.

 

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Sclerosi multipla: si può curare con la cannabis light? Weedy Point riporta degli studi in merito

Come già accennato in altri articoli, il CBD, tra i suoi effetti benefici, ne ha tre che risultano particolarmente importanti nel trattamento di diverse patologie:

  • L’effetto antispasmodico, cioè la capacità di contrastare gli spasmi involontari di muscoli e organi;
  • L’effetto antidolorifico, soprattutto per quanto riguarda il dolore cronico;
  • L’effetto immuno-modulatorio, vale a dire di contrasto alle reazioni anomale del sistema immunitario.

Queste ultime si verificano nelle malattie autoimmuni che sono, appunto, causate dal comportamento “alterato” del sistema immunitario, il quale comincia ad aggredire gli apparati dell’organismo, anziché difenderli come dovrebbe. Le più note patologie di questo tipo sono l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia e la sclerosi multipla.

In virtù di ciò, una delle news più importanti degli ultimi anni per quanto riguarda la cura della sclerosi multipla, in particolare, è che l’olio CBD può essere considerato a tutti gli effetti un’opzione terapeutica valida.

Non è un caso che nel 2015 un Decreto Ministeriale (il 279 del 30/11) abbia autorizzato e regolamentato l’utilizzo di farmaci a base di estratto di canapa per determinate patologie, e che molte regioni italiane abbiano cominciato a convalidare l’erogazione di questi medicinali in casi specifici, che spesso però danno problemi durante l’assunzione, quali difficoltà digestive e di assimilazione.

Come ha sottolineato la stessa AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla (https://www.aism.it/cannabis_e_cannabinoidi_nella_sclerosi_multipla), le proprietà analgesiche della cannabis sativa si sono rivelate particolarmente efficaci per la terapia del dolore in molte circostanze in cui altre tipologie di trattamento (convenzionali) non hanno sortito gli effetti desiderati, ad esempio proprio nel caso di pazienti affetti da sclerosi multipla o da lesioni del midollo spinale.

AISM ha evidenziato altresì l’azione antinfiammatoria dei derivati dalla canapa, capace di ridurre o addirittura eliminare i dolori (soprattutto neuropatici), nonché la loro azione antispasmodica e anticonvulsivante, efficace anche nel trattamento di pazienti colpiti dalla Sindrome di Gilles de la Tourette, oltre che da sclerosi multipla.

Quest’ultima patologia consiste nell’infiammazione delle fibre nervose e delle cellule deputate alla produzione della mielina (la “guaina” che avvolge tali fibre). La progressiva lesione e perdita della mielina causa l’insorgenza di placche che aggrediscono il sistema nervoso centrale; si passa da uno stadio iniziale infiammatorio alla formazione di vere e proprie cicatrici (appunto, le sclerosi). Si tratta di una malattia cronica (neurodegenerativa) scatenata dall’alterazione del sistema immunitario, che è il responsabile dell’infiammazione.

Considerando le proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e immunosmodulatrici proprie del CBD, dunque, non sarà difficile mettere in relazione la patologia con gli effetti benefici del principio attivo della cannabis.

Secondo le ricerche e sperimentazioni effettuate, in sostanza, il CBD risulta decisivo come integratore nel ridurre i sintomi dolorosi della sclerosi multipla e di diverse altre malattie, migliorando in maniera significativa la qualità della vita dei pazienti.

 

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Come curare l’ansia in modo naturale. Weedy Shop illustra gli effetti benefici della cannabis light

Cerchi un rimedio per curare l’ansia in modo naturale?

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità del CBD di contrastare i disturbi d’ansia, grazie alla sua interazione con i recettori Cb1 e CB2 e la serotonina, un importante neurotrasmettitore che regola diverse funzioni, quali ad esempio l’umore, il sonno, le emozioni.

Paura ed ansia sono delle risposte adattive del nostro organismo a potenziali minacce, messe in atto per la nostra sopravvivenza.
Spesso però queste risposte diventano eccessive e non più collegate a minacce reali, provocando sintomi fisici a volte particolarmente invalidanti tra i quali tensione tremore sudore palpitazione aumento del battito cardiaco vertigini nausea.

Si stima che ben 2,2 milioni di persone in Italia hanno sofferto nel 2015 di ansia cronica grave.

Per risolvere il problema si fa normalmente riferimento ai farmaci classici, che rientrano nella categoria degli:

  • Ansiolitici
  • Benzodiazepine
  • Antidepressivi

Questi farmaci per l’ansia però, portano con sé effetti collaterali, che specie nel lungo periodo, possono recare notevoli disturbi.

Per fortuna, ci sono altri rimedi naturali ed efficaci per affrontare il problema. Tra questi, il CBD, un componente naturale della Cannabis, che agisce sul sistema nervoso periferico, in modo efficace e senza effetti psicotropi.

Il CBD può, secondo diversi studi scientifici condotti, essere un validissimo aiuto nei seguenti casi:

  • Attacchi di panico
  • Stati d’ansia
  • Disturbo ossessivo-compulsivo
  • Ansia sociale
  • Disturbo post traumatico da stress
  • Ansia generalizzata
  • Tensione muscolare
  • Battito cardiaco accelerato

CBD e ansia, cosa dice la scienza

Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare gli effetti del CBD nel trattare gli stati d’ansia. I risultati confermano l’ipotesi iniziale e cioè che il CBD possa essere efficace nel ridurre gli stati d’ansia.

La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).

Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.

È del 2018, invece, lo studio degli scienziati dell’Università di Washington, pubblicato sul Journal of Affective Disorders, che ha preso in considerazione un campione di persone decisamente consistente – più di 1.400 volontari e volontarie – per indagare l’efficacia dei prodotti a base di cannabis nei confronti di ansia e stress.

I ricercatori si sono avvalsi di un’applicazione (Strainprint), con cui i partecipanti indicavano i propri dati (raccolti anonimamente), la quantità e il tipo di cannabis usata e, infine, gli effetti riscontrati.

Dalle 12.000 risposte pervenute agli autori dello studio, è risultato che più della metà (il 58%) percepiva una netta riduzione dell’ansia. In particolare, la cannabis con alto contenuto di CBD e basso di THC è stata indicata come la più efficace per trattare ansia e depressione.

 

Per olii al CBD e informazioni contatta Weedy Shop al numero 3248169597.

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Come curare l’ansia in modo naturale. Weedy Point illustra gli effetti benefici della cannabis light

Cerchi un rimedio per curare l’ansia in modo naturale?

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità del CBD di contrastare i disturbi d’ansia, grazie alla sua interazione con i recettori Cb1 e CB2 e la serotonina, un importante neurotrasmettitore che regola diverse funzioni, quali ad esempio l’umore, il sonno, le emozioni.

Paura ed ansia sono delle risposte adattive del nostro organismo a potenziali minacce, messe in atto per la nostra sopravvivenza.
Spesso però queste risposte diventano eccessive e non più collegate a minacce reali, provocando sintomi fisici a volte particolarmente invalidanti tra i quali tensione tremore sudore palpitazione aumento del battito cardiaco vertigini nausea.

Si stima che ben 2,2 milioni di persone in Italia hanno sofferto nel 2015 di ansia cronica grave.

Per risolvere il problema si fa normalmente riferimento ai farmaci classici, che rientrano nella categoria degli:

  • Ansiolitici
  • Benzodiazepine
  • Antidepressivi

Questi farmaci per l’ansia però, portano con sé effetti collaterali, che specie nel lungo periodo, possono recare notevoli disturbi.

Per fortuna, ci sono altri rimedi naturali ed efficaci per affrontare il problema. Tra questi, il CBD, un componente naturale della Cannabis, che agisce sul sistema nervoso periferico, in modo efficace e senza effetti psicotropi.

Il CBD può, secondo diversi studi scientifici condotti, essere un validissimo aiuto nei seguenti casi:

  • Attacchi di panico
  • Stati d’ansia
  • Disturbo ossessivo-compulsivo
  • Ansia sociale
  • Disturbo post traumatico da stress
  • Ansia generalizzata
  • Tensione muscolare
  • Battito cardiaco accelerato

CBD e ansia, cosa dice la scienza

Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare gli effetti del CBD nel trattare gli stati d’ansia. I risultati confermano l’ipotesi iniziale e cioè che il CBD possa essere efficace nel ridurre gli stati d’ansia.

La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).

Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.

È del 2018, invece, lo studio degli scienziati dell’Università di Washington, pubblicato sul Journal of Affective Disorders, che ha preso in considerazione un campione di persone decisamente consistente – più di 1.400 volontari e volontarie – per indagare l’efficacia dei prodotti a base di cannabis nei confronti di ansia e stress.

I ricercatori si sono avvalsi di un’applicazione (Strainprint), con cui i partecipanti indicavano i propri dati (raccolti anonimamente), la quantità e il tipo di cannabis usata e, infine, gli effetti riscontrati.

Dalle 12.000 risposte pervenute agli autori dello studio, è risultato che più della metà (il 58%) percepiva una netta riduzione dell’ansia. In particolare, la cannabis con alto contenuto di CBD e basso di THC è stata indicata come la più efficace per trattare ansia e depressione.

 

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Cannabis light contro i rischi di infezione da Covid, Weedy Shop riporta uno studio a riguardo

“I nostri risultati suggeriscono che il CBD può bloccare l’infezione da SARS-CoV-2 nelle prime fasi dell’infezione, e la somministrazione di CBD è associata a un minor rischio di infezione da SARS-CoV-2 nell’uomo. La sostanziale riduzione del rischio di infezione da SARS-CoV-2 di circa un ordine di grandezza nei pazienti che hanno assunto CBD approvato dalla FDA evidenzia la potenziale efficacia di questo farmaco nel combattere l’infezione da SARS-CoV-2. Infine, la capacità del CBD di inibire la replicazione del MHV solleva la possibilità che il CBD possa avere efficacia contro nuovi virus patogeni che sorgeranno in futuro”.

Sono le conclusioni di un nuovo studio scientifico, in attesa della revisione paritaria (peer review), che nel frattempo è possibile leggere in forma integrale su bioRxiv. E conferma le potenzialità, già raccontate da diversi studi scientifici, dell’utilizzo del CBD quando compaiono i primi sintomi del Coronavirus.

Il CBD blocca l’infezione da SARS-CoV-2 e promuove alla risposta immunitaria nell’ospite
Nello studio, dal titolo inequivocabile “Il cannabidiolo inibisce la replicazione del SARS-CoV-2 e promuove la risposta immunitaria innata dell’ospite”, i ricercatori del Dipartimento Ben May per la ricerca sul cancro dell’Università di Chicago, sottolineano subito che: “La rapida diffusione del COVID-19 sottolinea la necessità di nuovi trattamenti. Qui riportiamo che il cannabidiolo (CBD), un composto prodotto dalla pianta di cannabis, inibisce l’infezione da SARS-CoV-2. Il CBD e il suo metabolita, 7-OH-CBD bloccano potentemente la replicazione della SARS-CoV-2 nelle cellule epiteliali del polmone. Il CBD agisce dopo l’infezione cellulare, inibendo l’espressione genica virale e invertendo molti effetti della SARS-CoV-2 sulla trascrizione genica dell’ospite. Il CBD induce l’espressione dell’interferone e regola la sua via di segnalazione antivirale. Una coorte di pazienti umani che avevano precedentemente assunto CBD ha avuto un’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 significativamente inferiore fino a un ordine di grandezza rispetto alle coppie corrispondenti o alla popolazione generale. Questo studio evidenzia il CBD, e il suo metabolita attivo, 7-OH-CBD, come potenziali agenti preventivi e trattamenti terapeutici per la SARS-CoV-2 nelle prime fasi dell’infezione”.

Il CBD sopprime l’attivazione delle citochine
Non solo, perché i ricercatori continuano a spiegare che: “È importante notare che il CBD sopprime anche l’attivazione delle citochine in risposta all’infezione virale, riducendo la probabilità di reclutamento delle cellule immunitarie e le successive tempeste di citochine nei polmoni e in altri tessuti colpiti. Questi risultati completano i risultati precedenti che suggeriscono che il CBD sopprime la produzione di citochine nelle cellule immunitarie reclutate come i macrofagi”.

Tuttavia, concludono, “saranno necessari studi futuri per esplorare i mezzi ottimali di somministrazione del CBD ai pazienti insieme a studi clinici per testare pienamente la promessa del CBD come terapia per bloccare l’infezione da SARS-CoV-2”.

Terpeni, CBD e SARS-Cov-2: effetto antivirale migliore dei farmaci di riferimento
E un altro studio, anche questo in attesa di peer review, si è invece concentrato sugli effetti in vitro dei terpeni sul SARS-CoV-2, con e senza l’aggiunta di CBD. “La formulazione testata”, scrivono i ricercatori dell’azienda israeliana Eybna Technologies, “ha mostrato un effetto antivirale quando è stata pre-incubata con le cellule ospiti prima dell’infezione del virus. La combinazione della formulazione di terpeni (chiamata NT-VRL-1) con CBD ha potenziato l’effetto antivirale meglio dei controlli positivi pirazofurina e glicirrizina. C’era una forte correlazione tra i risultati quantitativi di un test di vitalità cellulare e l’effetto citopatico visto al microscopio dopo 72 ore. Per quanto ne sappiamo, questo è il primo rapporto di attività di una combinazione di terpeni e CBD contro un coronavirus”.

Riassumendo poi che: “I coronavirus umani hanno rappresentato un grande peso per la salute globale fin dagli anni ’60 (20). Lo sviluppo di nuove soluzioni antivirali efficaci con bassa tossicità e pochi effetti collaterali è una questione di grande interesse. Metaboliti vegetali secondari come i terpeni e i cannabinoidi hanno dimostrato di avere un potenziale antivirale significativo e una bassa tossicità, il che li rende buoni candidati per l’uso come agenti antivirali con effetti collaterali minimi”.

Poi proseguono spiegando che: “In questo studio, riportiamo l’attività antivirale della formulazione terpenica NT-VRL-1 e mostriamo che tale attività è stata potenziata quando è stata applicata insieme al CBD, suggerendo un effetto sinergico o additivo tra la formulazione terpenica e il CBD. Diversi studi hanno suggerito che le sostanze fitochimiche trovate nella cannabis possono essere utili come potenziali agenti antinfiammatori. Tale attività può essere particolarmente utile per controllare la sindrome da tempesta di citochine e la sindrome da distress respiratorio acuto associata alla COVID-19. Questo studio è il primo a testare le sostanze fitochimiche della cannabis per l’uso contro un coronavirus”.

Per concludere che: “NT-VRL-1 ha mostrato un effetto antivirale e dovrebbe essere preferibilmente pre-incubato con le cellule prima dell’esposizione al virus. La combinazione di NT-VRL-1 con CBD ha amplificato questo effetto antivirale. Questi risultati suggeriscono che NT-VRL con o senza CBD potrebbe essere utile come misura preventiva contro i coronavirus. Poiché i polmoni sono gli organi più colpiti dal COVID-19, il trattamento preventivo direttamente nei polmoni, possibilmente tramite inalazione, sarebbe la via di somministrazione ideale per questa potenziale soluzione terapeutica”.

Mario Catania

FONTE “DOLCEVITA”.

 

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La cannabis light può ridurre i rischi di infezione da Covid? Weedy Point riporta uno studio a riguardo

“I nostri risultati suggeriscono che il CBD può bloccare l’infezione da SARS-CoV-2 nelle prime fasi dell’infezione, e la somministrazione di CBD è associata a un minor rischio di infezione da SARS-CoV-2 nell’uomo. La sostanziale riduzione del rischio di infezione da SARS-CoV-2 di circa un ordine di grandezza nei pazienti che hanno assunto CBD approvato dalla FDA evidenzia la potenziale efficacia di questo farmaco nel combattere l’infezione da SARS-CoV-2. Infine, la capacità del CBD di inibire la replicazione del MHV solleva la possibilità che il CBD possa avere efficacia contro nuovi virus patogeni che sorgeranno in futuro”.

Sono le conclusioni di un nuovo studio scientifico, in attesa della revisione paritaria (peer review), che nel frattempo è possibile leggere in forma integrale su bioRxiv. E conferma le potenzialità, già raccontate da diversi studi scientifici, dell’utilizzo del CBD quando compaiono i primi sintomi del Coronavirus.

Il CBD blocca l’infezione da SARS-CoV-2 e promuove alla risposta immunitaria nell’ospite
Nello studio, dal titolo inequivocabile “Il cannabidiolo inibisce la replicazione del SARS-CoV-2 e promuove la risposta immunitaria innata dell’ospite”, i ricercatori del Dipartimento Ben May per la ricerca sul cancro dell’Università di Chicago, sottolineano subito che: “La rapida diffusione del COVID-19 sottolinea la necessità di nuovi trattamenti. Qui riportiamo che il cannabidiolo (CBD), un composto prodotto dalla pianta di cannabis, inibisce l’infezione da SARS-CoV-2. Il CBD e il suo metabolita, 7-OH-CBD bloccano potentemente la replicazione della SARS-CoV-2 nelle cellule epiteliali del polmone. Il CBD agisce dopo l’infezione cellulare, inibendo l’espressione genica virale e invertendo molti effetti della SARS-CoV-2 sulla trascrizione genica dell’ospite. Il CBD induce l’espressione dell’interferone e regola la sua via di segnalazione antivirale. Una coorte di pazienti umani che avevano precedentemente assunto CBD ha avuto un’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 significativamente inferiore fino a un ordine di grandezza rispetto alle coppie corrispondenti o alla popolazione generale. Questo studio evidenzia il CBD, e il suo metabolita attivo, 7-OH-CBD, come potenziali agenti preventivi e trattamenti terapeutici per la SARS-CoV-2 nelle prime fasi dell’infezione”.

Il CBD sopprime l’attivazione delle citochine
Non solo, perché i ricercatori continuano a spiegare che: “È importante notare che il CBD sopprime anche l’attivazione delle citochine in risposta all’infezione virale, riducendo la probabilità di reclutamento delle cellule immunitarie e le successive tempeste di citochine nei polmoni e in altri tessuti colpiti. Questi risultati completano i risultati precedenti che suggeriscono che il CBD sopprime la produzione di citochine nelle cellule immunitarie reclutate come i macrofagi”.

Tuttavia, concludono, “saranno necessari studi futuri per esplorare i mezzi ottimali di somministrazione del CBD ai pazienti insieme a studi clinici per testare pienamente la promessa del CBD come terapia per bloccare l’infezione da SARS-CoV-2”.

Terpeni, CBD e SARS-Cov-2: effetto antivirale migliore dei farmaci di riferimento
E un altro studio, anche questo in attesa di peer review, si è invece concentrato sugli effetti in vitro dei terpeni sul SARS-CoV-2, con e senza l’aggiunta di CBD. “La formulazione testata”, scrivono i ricercatori dell’azienda israeliana Eybna Technologies, “ha mostrato un effetto antivirale quando è stata pre-incubata con le cellule ospiti prima dell’infezione del virus. La combinazione della formulazione di terpeni (chiamata NT-VRL-1) con CBD ha potenziato l’effetto antivirale meglio dei controlli positivi pirazofurina e glicirrizina. C’era una forte correlazione tra i risultati quantitativi di un test di vitalità cellulare e l’effetto citopatico visto al microscopio dopo 72 ore. Per quanto ne sappiamo, questo è il primo rapporto di attività di una combinazione di terpeni e CBD contro un coronavirus”.

Riassumendo poi che: “I coronavirus umani hanno rappresentato un grande peso per la salute globale fin dagli anni ’60 (20). Lo sviluppo di nuove soluzioni antivirali efficaci con bassa tossicità e pochi effetti collaterali è una questione di grande interesse. Metaboliti vegetali secondari come i terpeni e i cannabinoidi hanno dimostrato di avere un potenziale antivirale significativo e una bassa tossicità, il che li rende buoni candidati per l’uso come agenti antivirali con effetti collaterali minimi”.

Poi proseguono spiegando che: “In questo studio, riportiamo l’attività antivirale della formulazione terpenica NT-VRL-1 e mostriamo che tale attività è stata potenziata quando è stata applicata insieme al CBD, suggerendo un effetto sinergico o additivo tra la formulazione terpenica e il CBD. Diversi studi hanno suggerito che le sostanze fitochimiche trovate nella cannabis possono essere utili come potenziali agenti antinfiammatori. Tale attività può essere particolarmente utile per controllare la sindrome da tempesta di citochine e la sindrome da distress respiratorio acuto associata alla COVID-19. Questo studio è il primo a testare le sostanze fitochimiche della cannabis per l’uso contro un coronavirus”.

Per concludere che: “NT-VRL-1 ha mostrato un effetto antivirale e dovrebbe essere preferibilmente pre-incubato con le cellule prima dell’esposizione al virus. La combinazione di NT-VRL-1 con CBD ha amplificato questo effetto antivirale. Questi risultati suggeriscono che NT-VRL con o senza CBD potrebbe essere utile come misura preventiva contro i coronavirus. Poiché i polmoni sono gli organi più colpiti dal COVID-19, il trattamento preventivo direttamente nei polmoni, possibilmente tramite inalazione, sarebbe la via di somministrazione ideale per questa potenziale soluzione terapeutica”.

Mario Catania

FONTE “DOLCEVITA”.

 

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Cannabis light, usi ed effetti. Weedy Shop lascia la parola all’esperto Manfred Fankhauser

Il CBD (cannabidiolo) è una sostanza del gruppo dei cannabinoidi contenuta nella canapa (Cannabis sativa). Si ritiene che il CBD contrasti le infiammazioni e i dolori infiammatori.

Abbiamo chiesto al dottor Manfred Fankhauser le sue valutazioni ed esperienze. La sua farmacia di Langnau, BE, fornisce preparati a base di cannabis contenenti CBD e/o THC prevalentemente a pazienti che soffrono di dolore.

Lega svizzera contro il reumatismo: Qual è la differenza tra CBD e THC?

Dottore farmacista Manfred Fankhauser: CBD e THC si assomigliano molto dal punto di vista chimico. Hanno lo stesso numero e tipo di elementi di carbonio, idrogeno e ossigeno, ma a causa delle differenze strutturali questi principi attivi si comportano in modo diverso.

A differenza del THC, il CBD non ha effetti inebrianti e vi esercita perfino un effetto di contrasto.

Un’altra differenza è che il THC è molto più studiato del CBD.

Il CBD è consigliabile in caso di reumatismi?

Sì, ma bisogna considerare il fatto che il principale punto di forza del CBD non è il contrasto del dolore. In quest’ottica è più efficace il THC, i cui effetti antidolorifici sono ben documentati soprattutto nel caso della sclerosi multipla. Il CBD si distingue piuttosto per il suo potente effetto antinfiammatorio.

Quindi consiglia specificamente il CBD in caso di una malattia reumatica infiammatoria?

No. Le proprietà antinfiammatorie del CBD sono più efficaci in combinazione con le proprietà antidolorifiche del THC. Lo confermano numerosi risultati di ricerche sulla cannabis, studi di osservazione ed esperienze comunicate dai medici curanti o direttamente dai pazienti. In caso di artrite consiglierei quindi un olio o una tintura contenente entrambi i cannabinoidi, CBD e THC.

E per le altre forme reumatiche?

L’efficacia della combinazione tra effetto antidolorifico del THC e antinfiammatorio del CBD è comprovato anche in caso di artrosi, reumatismi extra-articolari, mal di schiena cronico e osteoporosi.

E per la fibromialgia?

Negli ultimi undici anni, la nostra farmacia ha fornito preparati a base di cannabis contenenti CBD e THC a circa 100 pazienti fibromialgici, ricevendo spesso feedback positivi.

Come spiega la grande attenzione nei confronti del CBD?

Potrebbero esserci diverse ragioni. Numerosi fornitori fanno pressione sul mercato per vendere i propri prodotti a base di CBD equiparandoli a rimedi miracolosi per il maggior numero possibile di patologie. Il CBD, però, non ha assolutamente queste proprietà.

Quindi sconsiglia l’uso del CBD?

Assolutamente no! Ci sono molti validi prodotti a base di estratti vegetali contenenti CBD vendibili liberamente. Oltre al CBD, questi prodotti contengono l’intera gamma naturale di cannabinoidi e altre sostanze della canapa ancora poco studiate.

Ci sono però anche aspetti negativi. Nelle analisi a campione sono stati trovati residui di pesticidi. Siccome i prodotti a base di CBD vendibili liberamente non sono medicamenti omologati, mancano anche le indicazioni di dosaggio. Inoltre, le quantità indicate (per esempio 5% o 10% di CBD) non sono sempre affidabili. Manca un controllo della qualità.

Cosa pensa delle terapie a base di CBD puro?

A seconda dell’indicazione o se il medico curante non vuole assolutamente prescrivere THC, la terapia con CBD puro è un’opzione. La nostra farmacia dispone di oli puri di CBD; si tratta di monopreparati senza THC per i quali è obbligatoria la prescrizione medica. Contengono tra il 2,5% e il 20% di CBD.

Dall’altro lato in Svizzera è disponibile da più di 11 anni il Dronabinol, un monopreparato a base di THC puro, senza CBD. Dal punto di vista medico, come già detto, per determinate patologie è più utile assumere in combinazione i diversi cannabinoidi presenti nella canapa sotto forma di preparati finiti o preparazioni magistrali prodotte da una farmacia.

Quali sono gli effetti collaterali?

Il CBD ha pochissimi effetti collaterali e può essere assunto senza preoccupazioni anche per un lungo periodo. Eventuali effetti collaterali come diarrea o una temporanea alterazione dei valori epatici derivano quasi sempre da un sovradosaggio.

Anche il THC ha pochi effetti collaterali. I preparati a base di cannabis contenenti THC producono un effetto inebriante solo ad alti dosaggi.

Come ci si procura il CBD e il THC medico?

Il medico curante deve prescrivere un preparato a base di THC e richiedere all’UFSP un’autorizzazione eccezionale individuale perché i preparati a partire dall’1% di THC sono disciplinati dalla legge sugli stupefacenti. La richiesta deve anche essere sottoscritta dal paziente. Sono necessari tra i sette e i dieci giorni per l’elaborazione da parte dell’UFSP, che poi emette una disposizione e una prescrizione per stupefacenti, di norma limitata a un anno.

Questa documentazione dell’UFSP permette di acquistare il preparato. L’invio per posta del preparato deve avvenire tramite raccomandata e il paziente stesso è tenuto a ritirare il pacco e sottoscriverne la ricezione.

Per i preparati a base di CBD puro è sufficiente una normale prescrizione medica.

Cosa è coperto dalla cassa malati?

I medicamenti con CBD e/o THC non sono coperti né dall’assicurazione di base, né dalle assicurazioni complementari.

Vale però la pena contattare la cassa malati e richiedere una garanzia dell’assunzione delle spese. In alcuni casi la terapia a base di cannabis è più economica di una terapia farmacologica convenzionale. Le casse coprono sempre più spesso le spese per la cannabis medica attorno ai 400-600 franchi mensili.

Weedy Point intervista il dottor Manfred Fankhauser, esperto di preparati a base di cannabis

Il CBD (cannabidiolo) è una sostanza del gruppo dei cannabinoidi contenuta nella canapa (Cannabis sativa). Si ritiene che il CBD contrasti le infiammazioni e i dolori infiammatori.

Abbiamo chiesto al dottor Manfred Fankhauser le sue valutazioni ed esperienze. La sua farmacia di Langnau, BE, fornisce preparati a base di cannabis contenenti CBD e/o THC prevalentemente a pazienti che soffrono di dolore.

Lega svizzera contro il reumatismo: Qual è la differenza tra CBD e THC?

Dottore farmacista Manfred Fankhauser: CBD e THC si assomigliano molto dal punto di vista chimico. Hanno lo stesso numero e tipo di elementi di carbonio, idrogeno e ossigeno, ma a causa delle differenze strutturali questi principi attivi si comportano in modo diverso.

A differenza del THC, il CBD non ha effetti inebrianti e vi esercita perfino un effetto di contrasto.

Un’altra differenza è che il THC è molto più studiato del CBD.

Il CBD è consigliabile in caso di reumatismi?

Sì, ma bisogna considerare il fatto che il principale punto di forza del CBD non è il contrasto del dolore. In quest’ottica è più efficace il THC, i cui effetti antidolorifici sono ben documentati soprattutto nel caso della sclerosi multipla. Il CBD si distingue piuttosto per il suo potente effetto antinfiammatorio.

Quindi consiglia specificamente il CBD in caso di una malattia reumatica infiammatoria?

No. Le proprietà antinfiammatorie del CBD sono più efficaci in combinazione con le proprietà antidolorifiche del THC. Lo confermano numerosi risultati di ricerche sulla cannabis, studi di osservazione ed esperienze comunicate dai medici curanti o direttamente dai pazienti. In caso di artrite consiglierei quindi un olio o una tintura contenente entrambi i cannabinoidi, CBD e THC.

E per le altre forme reumatiche?

L’efficacia della combinazione tra effetto antidolorifico del THC e antinfiammatorio del CBD è comprovato anche in caso di artrosi, reumatismi extra-articolari, mal di schiena cronico e osteoporosi.

E per la fibromialgia?

Negli ultimi undici anni, la nostra farmacia ha fornito preparati a base di cannabis contenenti CBD e THC a circa 100 pazienti fibromialgici, ricevendo spesso feedback positivi.

Come spiega la grande attenzione nei confronti del CBD?

Potrebbero esserci diverse ragioni. Numerosi fornitori fanno pressione sul mercato per vendere i propri prodotti a base di CBD equiparandoli a rimedi miracolosi per il maggior numero possibile di patologie. Il CBD, però, non ha assolutamente queste proprietà.

Quindi sconsiglia l’uso del CBD?

Assolutamente no! Ci sono molti validi prodotti a base di estratti vegetali contenenti CBD vendibili liberamente. Oltre al CBD, questi prodotti contengono l’intera gamma naturale di cannabinoidi e altre sostanze della canapa ancora poco studiate.

Ci sono però anche aspetti negativi. Nelle analisi a campione sono stati trovati residui di pesticidi. Siccome i prodotti a base di CBD vendibili liberamente non sono medicamenti omologati, mancano anche le indicazioni di dosaggio. Inoltre, le quantità indicate (per esempio 5% o 10% di CBD) non sono sempre affidabili. Manca un controllo della qualità.

Cosa pensa delle terapie a base di CBD puro?

A seconda dell’indicazione o se il medico curante non vuole assolutamente prescrivere THC, la terapia con CBD puro è un’opzione. La nostra farmacia dispone di oli puri di CBD; si tratta di monopreparati senza THC per i quali è obbligatoria la prescrizione medica. Contengono tra il 2,5% e il 20% di CBD.

Dall’altro lato in Svizzera è disponibile da più di 11 anni il Dronabinol, un monopreparato a base di THC puro, senza CBD. Dal punto di vista medico, come già detto, per determinate patologie è più utile assumere in combinazione i diversi cannabinoidi presenti nella canapa sotto forma di preparati finiti o preparazioni magistrali prodotte da una farmacia.

Quali sono gli effetti collaterali?

Il CBD ha pochissimi effetti collaterali e può essere assunto senza preoccupazioni anche per un lungo periodo. Eventuali effetti collaterali come diarrea o una temporanea alterazione dei valori epatici derivano quasi sempre da un sovradosaggio.

Anche il THC ha pochi effetti collaterali. I preparati a base di cannabis contenenti THC producono un effetto inebriante solo ad alti dosaggi.

Come ci si procura il CBD e il THC medico?

Il medico curante deve prescrivere un preparato a base di THC e richiedere all’UFSP un’autorizzazione eccezionale individuale perché i preparati a partire dall’1% di THC sono disciplinati dalla legge sugli stupefacenti. La richiesta deve anche essere sottoscritta dal paziente. Sono necessari tra i sette e i dieci giorni per l’elaborazione da parte dell’UFSP, che poi emette una disposizione e una prescrizione per stupefacenti, di norma limitata a un anno.

Questa documentazione dell’UFSP permette di acquistare il preparato. L’invio per posta del preparato deve avvenire tramite raccomandata e il paziente stesso è tenuto a ritirare il pacco e sottoscriverne la ricezione.

Per i preparati a base di CBD puro è sufficiente una normale prescrizione medica.

Cosa è coperto dalla cassa malati?

I medicamenti con CBD e/o THC non sono coperti né dall’assicurazione di base, né dalle assicurazioni complementari.

Vale però la pena contattare la cassa malati e richiedere una garanzia dell’assunzione delle spese. In alcuni casi la terapia a base di cannabis è più economica di una terapia farmacologica convenzionale. Le casse coprono sempre più spesso le spese per la cannabis medica attorno ai 400-600 franchi mensili.

 

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